VIAGGI&PERSONAGGI, di Federico Formignani.
A Malta, da un secolo e mezzo, una famiglia di artigiani si dedica unicamente alle statue dei santi e alle pendole. Tra preti tirchi, ma pazienti, e committenti danarosi.
Dalla bottega di Kevin Farrugia, sulla circonvallazione di Rabat, oltre il muretto che delimita la strada, l’occhio cade sul piccolo avvallamento coltivato a ortaggi che separa Rabat da Mtarfa; a mezza costa dei rilievi che dalla minuscola valle salgono verso la parte alta dell’abitato, campeggia la mole dell’ospedale militare. Kevin siede sul muretto che separa la strada dall’avvallamento e lavora di pennello su un cielo azzurro tappezzato di nuvole bianche posto al centro del grande orologio a pendolo, quasi ultimato, che tiene fra le mani. Maneggia l’oggetto con estrema cura perché così gli ha insegnato papà Horace e prima ancora il nonno Joe. Ma tutto è partito dal bisnonno Manuel, colui che ha avviato la piccola ma qualificata impresa di famiglia.
Sono centocinquant’anni che i Farrugia fabbricano orologi e restaurano statue e dipinti.
Ripercorrendo la circonvallazione di Rabat si arriva a Mdina, antica capitale maltese.
Qui, nella Villegaignon street, la stretta via principale che taglia in due la Cittadella, ha sede il negozio dei Farrugia. È come entrare nella bottega delle meraviglie. Quasi ad ostruire l’ingresso – il locale è piccolo e alto – c’è un’enorme statua della Madonna del Carmine che necessita di ritocchi, aggiustamenti, dorature. Un restauro accurato, spiega Horace, il cui nome campeggia sull’insegna in ferro del negozietto, richiede grosso modo un anno di lavoro, mentre d’esecuzione molto più veloce (e anche divertente, precisa l’artigiano) sono le altre statue di santi che vengono esposte nelle numerose chiese maltesi, colmate di fiori e di attenzioni dai devotissimi isolani, portate quindi in processione in occasione delle feste parrocchiali.
Ogni santo ha il suo colore dominante: San Giuseppe, ad esempio, ha la veste marrone e la tunica esterna bianca; San Paolo ha l’azzurro internamente e sopra una tunica dai richiami floreali e così via. Un colore per ogni santo, dunque, che consente un’identificazione immediata da parte dei fedeli.
Si guadagna bene con questo lavoro, chiedo sia a Kevin che a Horace? Kevin, ventiquattro anni, si affretta a precisare che il lavoro gli piace molto e che è soddisfatto di quanto si trova in tasca. Nella sua bottega zeppa di casse d’orologio in legno grezzo – chiare quelle appena montate, scure quando il legno è stagionato ed è stato trattato a stucco – lui vive felice tra pacchi di gesso per stuccare e un’ampia gamma di strumenti per lavorare il legno. Ha la radio sempre accesa che gli fa compagnia e divide il proprio tempo lavorativo fra orologi da costruire, statue da decorare, dipinti da ritoccare. Finito il lavoro, gli amici.
Papà Horace è più cauto e dà una risposta articolata. Il restauro delle statue religiose, precisa, viene commissionato dalle varie chiese di Malta (sono oltre quattrocento) e i preti – brava gente, s’intende – tirano sempre un po’ sul prezzo; sanno che gli artigiani più bravi accettano di buon grado riduzioni, equiparandole a un doveroso contributo di fede; non è che non paghino, aggiunge veloce; ma è un pagamento sempre mediato e sicuramente inferiore a quello che esigerebbe l’impegno profuso.
Un sospiro e poi passa agli orologi. Qui il mercato è diverso, si anima Horace, che frattanto ne sceglie uno in bottega per mostrarlo nei particolari all’esterno, nel bel sole di Mdina. Sono orologi costruiti sugli antichi modelli e disegni di quelli in uso all’epoca dei Cavalieri. Un orologio di medie dimensioni costa al privato circa 3.400 euro. Qualche volta sono orologi antichi da rimettere a nuovo, un lavoro delicato e impegnativo; se ne fanno dai cinque ai dieci all’anno e hanno decorazioni esterne in oro, mentre il colore di fondo può essere rosso, verde scuro, crema o altri ancora.
Ma la passione, conclude Horace, sono le statue dei santi. Mostra un pezzo unico: una grande statua di San Michele del valore di circa centomila Lire maltesi (260 mila euro). Nei ritagli di tempo – la Chiesa accetta tempi “lunghi”, per fortuna – papà e figlio vi si dedicano con attenzione e competenza. Nell’arco di tre-quattro anni, San Michele tornerà come nuovo e riprenderà il suo posto nella chiesa alla quale appartiene.