VIAGGI & PERSONAGGI, di Federico Formignani
Nella grande penisola che si insinua tra oceano l’Atlantico e la Manica il dislivello tra l’alta e la bassa tocca i diciassette metri, mentre l’onda della lingua francese prevale sempre più sul bretone.
La Bretagna risponde sempre alle attese del visitatore. Attese che prevedono, in chi ama viaggiare e conoscere, differenti e stimolanti opportunità. Già il giro della grande penisola che si insinua tra oceano Atlantico e Manica rappresenta un’esperienza visiva e sensoriale unica. La costa con le sue falesie, le numerose e zigzaganti rientranze marine; i panorami dell’interno verdi e agresti nei quali i venti non mancano di convogliare sentori di salsedine; le città e i paesi di pietra collegati da strade ondulate che, a loro volta, seguono docili i capricci di un terreno che è roccia antica sottostante; non trascurando, si capisce, le residue atmosfere di un’antica cultura celtica (linguistica e di costume) che ha avuto origine nella grande isola britannica.
Con il dominio oramai inarrestabile del francese, rimangono poche opportunità di prestare orecchio ai suoni all’apparenza indocili della lingua brétone: a Tréquier, a Lèon, a Cornouaille (Cornovaglia, punto di partenza) e a Vannes, la cui parlata conserva marcate differenze rispetto alle altre della regione. Tranne Quimper, le città della penisola francese a forma di mento umano (il naso è la penisola del Cotentin!) sono in diretto contatto col mare: Vannes, Quiberon, Lorient, Brest, Saint Brieuc e infine, Saint Malo.
Qui, più che altrove, acquista concretezza l’impressionante fenomeno delle maree.
Il porticciolo in pietra, dal quale salpano i natanti che conducono alle Isole della Manica e ai porti inglesi, è munito di passerelle a scala per quando la marea è bassa; supporti non più indispensabili quando l’acqua monta e annulla i circa diciassette metri di dislivello; ogni sei ore, lo spettacolo del mare è assicurato. Arzhelig, vecchio marinaio del porto, col suo barcone a motore, è in attesa di persone che vogliano visitare le isole della Manica. Con lui si è sicuri, il suo nome brétone significa infatti “colui che domina le onde”. Chiedo una gita senza espatrio, nelle isole legate alla Gran Bretagna. Mi limiterò a una visita fugace e curiosa a Port Marie, un mucchietto di case di pescatori nello sparpagliato gruppo di isole Chausey, le uniche rimaste alla Francia. Il ritorno a Saint Malo non chiede, con l’alta marea, l’uso completo delle scale a molla.
Poi, qualche chilometro più in là, la gemma mondiale dell’Abbazia che domina la vasta baia; un tempo diventava isola ogni sei ore, ora è collegata alla terraferma. L’Abate Priore, anni fa, aveva voluto impiegare l’italiano per raccontarmi le meraviglie del luogo sacro: dallo studiolo situato in una “giulia” (guglia!) del monastero, lo sguardo sulla baia, aveva ricordato la luminosa storia di questo insigne monumento legato al culto di San Michele e fondato nell’anno 708 da Aubert, vescovo di Avranches. E monsieur Luizard, allora sindaco di Mont Saint Michel e proprietario dell’Hotel de la Digue (paradisiaca la cena a base di ostriche e pesce) mi aveva suggerito di completare la conoscenza della Bretagna visitando la famosa Biblioteca di Avranches, già in Bassa Normandia, dove venivano conservati antichi volumi riguardanti la storia del territorio e dei legami religiosi con l’Abbazia, compreso un prezioso breviario ad uso della diocesi stampato nel 1592.
Ricordi sempre vivi della splendida terra di Breizh (Bretagna).