In un frusciare di candide lenzuola e di morbidi materassi alzi lo sguardo e vedi il tuo partner intento nella più intima e naturale, ma anche imbarazzante, delle funzioni. Mi chiedo: perchè?

Come preannunciato qui parlando della mancata sexy-doccia, dovevo ai lettori un resoconto su altre stranezze intercettate durante il mio recente viaggio nell’ex Celeste Impero.
Da utente seriale di camere d’albergo, so bene come queste possano essere una fonte inesauribile di dettagli nuovi e di sintomi dello stile di vita locale. Anche quando gli hotel appartengono alle catene internazionali. Perchè, comunque, qualche tocco folk qua e là ci scappa sempre.
Stavolta voglio occuparmi, quindi, di un fenomeno non nuovo, direi anzi ricorrente. Ma che in questo caso assume tratti abbastanza inquietanti: la moda di usare, per le toilette, pareti di cristallo. Con cesso in bella vista.
Devo dire che l’uso del vetro nell’architettura d’interni ha i suoi vantaggi. Ad esempio dà luce naturale a un vano, il bagno, che di norma è ricavato dalla parte dell’ingresso ed è quindi senza finestre. Conferisce inoltre all’alloggio, in generale, un senso di spaziosità e di volume notevoli.
Ciò al netto di altri effetti più maliziosi e se vogliamo seducenti, come rendere visibili nudità varie e offrire opportunità di una condivisione a 360° che, a volte, può risultare utile e piacevole in situazioni di coppia trasgressive.
Ma c’è, appunto, un ma.
Tutte le precedenti volte in cui mi ero imbattutto in camere d’albergo con bagno “a vista”, il progettista aveva avuto la delicatezza di collocare il wc in un angolo cieco o, meglio (come si fa di solito), in un cubicolo a parte, occultato da pareti tradizionali capaci di custodire gelosamente l’intimità e lo scarso potere seduttivo del luogo, nonchè delle funzioni che esso è destinato a ospitare.
In Cina, o almeno nell’hotel di Shanghai dove alloggiavo io, non era così.
Ti sedevi alla scrivania, oppure ti stendevi sulla comodissima poltrona da lettura piazzata spalle al finestrone del grattacielo, e avevi nel mezzo alla panoramica quell’imbarazzante tazza di porcellana. Ti allungavi mansuetamente sul letto e la scena era la medesima.
Essendo da solo e avendo, nell’attesa della partenza, molto tempo da perdere, mi sono concentrato a esaminare la stessa situazione – come faceva Wilkie Collins – dai vari punti di vista.
Primo punto di vista: ti stai godendo la stanza, la tv, il relax, un libro, il computer e dall’altra parte della camera contempli la visione della tua partner in privato. Peccato che sia assisa proprio lì. A parte il verticale crollo della libido, immagino anche il reciproco disagio. Per non dire se poi le parti si invertono, cioè se è lei che vede te nell’atto evacuatorio. Mentre, che so, in camera si pettina davati allo specchio o si prova un bell’abito da indossare per la sera. Catastrofe, a dir poco. O effetto comico irresistibile. O magari entrambi.
Secondo punto di vista (il peggiore): sei lì, oppure lo è lei, seriamente impegnato nella battaglia con le tue viscere e con sgomento ti accorgi che, di là dal vetro, l’altro ti sta osservando. Non puoi muoverti, nè interrompere le operazioni, nè sperare di assumere una postura più dignitosa, una posa meno ridicola e umiliante. Puoi solo attendere che tutto finisca nel più breve tempo possibile. Il che si tramuterà in un tempo interminabile.
Terzo punto di vista: per sbaglio entra la cameriera a rifare la stanza, o per qualunque altro motivo, e attraverso l’ineffabile cristallo ti becca in piena azione. Quante risatine dovrete sopportare incrociandola nei corridoi nei giorni successivi?
Quarto punto di vista: un guardone vi spia col binocolo dal palazzo di fronte, vede tutto, vi riprende e posta su youtube all’ambigua voce “evacuazioni in hotel“. E voi che fate? siete fritti.
Ecco, detto questo mi piacerebbe tanto se qualche addetto ai lavori mi spiegasse l’arcano della brillante pensata di fare le camere d’albergo con cesso in bella vista.
Nell’attesa, si può sempre arrangiarsi con scotch e giornali, come quando ci si chiudeva in auto ai tempi della camporella.
Ma se si potesse evitare sarebbe meglio.