Si chiama PassBot, funziona con Messenger e consente di ordinare i piatti e gestire le comande dal cellulare. Presentato al ristorante “Fratelli Cuore” di Firenze, il primo in Italia a fornire il servizio, è ovviamente anche un sofisticato strumento di ottimizzazione commerciale per ristoratori.
All’atto pratico è un po’ meno semplice da gestire di come dicono (o forse sono io che sono ormai anagraficamente e digitalmente inadeguato a certe cose), però funziona.
Parlo di Passbot, la tecnologia messa a punto (non so come altrimenti dire) dalla software house torinese Archinet (qui), che a ristorante consente di ordinare i piatti direttamente dal cellulare e senza nessuna app da scaricare, bensì usando il chatbot di Messenger, ovvero il programma di messaggistica di Facebook utilizzabile anche da chi non ha un profilo FB.
La diabolica invenzione è stata presentata in prima assoluta a Firenze da Fratelli Cuore (qui), il ristorante aperto 24 ore su 24 in un’ala della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, quella progettata e realizzata in pieno centro da Giovanni Michelucci. Fratelli Cuore è anche, ovviamente, il primo ristorante italiano ad avvalersi del Passbot che, informano gli ideatori, esiste anche in versione “balneare” (è stato utilizzato sperimentalmente nei mesi scorsi dal Lido Imperiale di San Remo per la distribuzione di ombrelloni e servizi).
L’idea è senza dubbio astuta e di un’utilità, diciamo così, trasversale: grazie a un mezzo, Messenger, a cui già sono iscritte circa due miliardi di persone e che praticamente tutti o quasi hanno già nello smartphone, da un lato l’mprenditore può approcciare da subito una clientela potenzialmente infinita, mentre dall’altro l’utente evita sia di occupare la memoria del telefonino scaricando un’app, sia (soprattutto) di fare la classica trafila, dalla coda per pagare all’attesa che il cameriere venga a prendere l’ordinazione, dalla cucina intasata per richieste estemporanee o impreviste al servizio lento. In pratica si risparmia tempo e lo si fa risparmiare al locale, il cui personale può così essere più efficiente e disponibile per assistere l’ospite. Ordinando in anticipo poi, ad esempio mentre si è ancora per strada, si possono risparmiare ulteriori e preziosi minuti. Collegandosi con l’interfaccia Messenger del ristorante, infatti, non solo si accede in modo molto friendly al menu e al sistema delle ordinazioni, varianti e richieste particolari comprese, ma si dialoga pure col cameriere virtuale, un’intelligenza artificiale che dà consigli e chiede pareri. A dire la verità quest’intelletto digitale sembra ancora un po’ ingenuo (coi colleghi ci siamo divertiti a mandargli messaggi ambigui, mettendolo un po’ in imbarazzo), ma gli sviluppatori garantiscono che il programma è in continua evoluzione e che sarà presto l’assistente virtuale in grado di rispondere anche a domande più articolate o impreviste.
Quello che più conta, comunque, è stata la prova pratica del PassBot.
Ci si siede a tavola, il cameriere ti dà un codice di accesso, si cerca Fratelli Cuore su Messenger (o gli altri ristoranti che in futuro aderiranno al servizio), ci si connette, si guarda il menu (il sistema riconosce la lingua, quindi è sostanzialmente poliglotta e traduce in automatico tutto nell’idioma necessario), si scelgono i piatti, inclusi i dettagli, ad esempio il punto di cottura della carne, si scelgono le bevande e si ordina. La comanda (che in caso di pre-ordine si attiva comunque solo al momento dell’inserimento del codice, quando il cliente è già a ristorante) va direttamente in cucina. Oppure si clicca sul tasto “cameriere” per avere la normale assistenza. Durante il pasto si possono inoltre ordinare, con lo stesso sistema e senza dover chiamare “umani”, altri piatti o bibite, la cui disponibilità verrà subito illustrata sul display. Con PassBot si può infine pagare anche il conto, con Paypal o carta di credito, evitando di passare alla cassa.
Noi abbiamo provato di persona e onestamente, pur con le personali difficoltà espresse in premessa, in sei minuti di orologio i piatti e le bevande sono planati sul tavolo, serviti ovviamente dai camerieri in carne ed ossa. Un’attesa brevissima, in effetti. Molto più breve di quella che nei tavoli vicini aveva ordinato “a voce”.
Naturalmente non è tutto oro ciò che luccica.
Chiaro ad esempio che il sistema – legalmente protetto da una serie di liberatorie e di disclaimer sulla privacy che il cliente deve sottoscrivere e/o ha già sottoscritto in quanto utente di Messenger e FB – consente al ristoratore di farsi una “schedatura” sui gusti della clientela, sulle sue preferenze e perfino sui dati sensibili, tipo le intolleranze alimentari (sui quali è ovviamente tenuto alla riservatezza) . Chiaro anche che, se non si ha l’accortezza di rendersi “invisibili” sulla piattaforma di messaggistica, il PassBot serva al ristoratore, come i suoi creatori hanno precisato, per inviare offerte promozionali nonchè, mentre l’ospite è a tavola, per dare suggerimenti non richiesti sui prodotti da consumare. C’è anche una frequente richiesta di “rating” dei vari servizi ricevuti e, in caso di valutazioni negative, anche una richiesta un po’ pedante di motivazioni, giustificata peraltro dall’esigenza del locale di conoscere le ragioni delle lamentele e di migliorare il servizio.
Ferma restando insomma la sua dichiarata natura di ottimizzatore commerciale (il costo è di 1.500 euro di adesione più un canone mensile, con un anno di durata minima del contratto) , in termini di servizio il PassBot sembra funzionare egregiamente.
Un’ultima nota di colore, ma non troppo: siccome gli ordini e le comande sono individuali e dettagliati, con tanto di prezzi e quantità, alla fine della cena non ci saranno più incertezze su chi, tra i presenti, ha ordinato cosa e quanto deve pagare. Insomma lo strumento è torinese, ma la suddivisione delle spese è alla romana.