Esce “Di che vino sei?” di Filippo Bartolotta, il giornalista/sommelier toscano che l’ha spiegato (e fatto bere) a Obama. L’ennesimo Bignami enoico? Non solo: oltre alla non comune storia privata dell’autore, dà conto di un’esilarante interpretazione archetipica di come si beve.

 

Diciamoci la verità, scrivere oggi un manuale sul vino che abbia una briciola di originalità e di sex appeal letterario è più difficile che inventare un nuovo format televisivo sulla cucina: mission quasi impossible.

Deve esserne stato ben consapevole il mio amico e collega Filippo Bartolotta, navigatore di lungo corso del vino descritto, stappato, bevuto e divulgato (celeberrima, la scorsa primavera, la sua esperienza di “enoguida” dei coniugi Obama, di cui mi ha raccontato in un’intervista esclusiva qui) nel momento in cui si è accinto a mettere mano al suo libro, che viene presentato oggi a Firenze: “Di che vino sei? Trova il vino su misura per te” (Giunti, 171 pagine, 12,90 euro).

Ma a Bartolotta, uomo acuto e scaltro (nonchè di recente divenuto un appassionato dei più fruscianti papillon, per i quali subisce qualche inevitabile meleggiatura), non mancavano nè le risorse intellettuali nè gli argomenti tecnici per uscire dalle acque stagnanti ed economicamente poco produttive della banale manualistica enoica.

Ed infatti eccolo tirare fuori dal cilindro un libello che ha, sì, tutta l’agilità e l’utilità immediata del bigino dedicato a chi si avvicina al vino o vuole conoscerlo meglio, ma che con pari levità esplora, per la maggior parte del suo contenuto, le praterie della non comune vicenda privata dell’autore nonchè – è qui è il cuore del volume – dell’interpretazione psicologica junghiana del come e perchè uno beve.

Tranquilli, nessun mattone.

Al contrario: nell’illustrare le corrispondenze tra vini bevuti e bibendi e le diverse personalità del teorico consumatore, scandite attraverso dodici archetipi (dal Mago all’Amante, dal Guerriero al Burlone) invididuati dall’autore stesso, Bartolotta riesce a impartire a chi legge le più svariate nozioni enologiche divertendo e con dovizia di dettagli, esempi, descrittori, tipologie, vitigni, annate, regione vinicole.

Chiude (poteva mancare? No, e infatti è la prima cosa su cui mi sono buttato) un esilarante test tipo rotocalco da ombrellone con il quale, rispondendo, possibilmente senza barare, a quindici domande, si riesce a individuare a quale categoria archetipica si appartiene.

Il resto, tutto molto bene e brillantemente scritto, qualità meno comune di quanto si creda in questo settore della pubblicistica, è un asciutto ma completo excursus tra i meandri della produzione, della conservazione, del consumo e della ritualità del vino, compresa l‘esplicitazione di tante espressioni oggi molto di moda e del cui reale significato, per questo motivo, mai avreste osato chiedere: dalla solforosa alla malolattica, dal vino naturale ai tannini.

Parola mia e cioè, secondo Bartolotta, di un Angelo Custode/Amante/Ribelle con venature magiche.