Dal 2009 la posta elettronica certificata è obbligatoria per tutti gli iscritti agli ordini professionali. E’ utile e ha un costo irrisorio. Ma per motivi oscuri migliaia di giornalisti si rifiutano di attivarla e ora rischiano la sospensione.
Uno dei massimi misteri della nostra sempre imprevedibile professione è perchè una gran parte dei giornalisti si rifiuti di attivare la Pec, alias posta elettronica certificata. La quale, oltre ad essere dal 2009 obbligatoria per legge per tutti gli iscritti a un ordine professionale e avendo pure un costo irrisorio (in sè e in relazione ai servizi che dà), è in assoluto utilissima.
Da anni l’OdG avverte e spesso implora i colleghi di adeguarsi, Ma loro, nisba.
Il motivo, ripeto, è oscuro.
Eppure la Pec agevola un sacco di cose e nell’uso è praticamente identica alla normale posta elettronica, solo che ha un valore formale: i messaggi inviati e ricevuti tramite di essa equivalgono a una raccomandata a/r, arrivano in tempo reale, non hanno costi salvo appunto quello di un abbonamento annuale che, a scanso di equivoci, per male che vada è la metà di quello dell’invio di dieci raccomandate cartacee, al netto del tempo per andare alla posta, fare la coda, etc etc.
E fu così che, dopo undici anni di prediche ed avvisi a vuoto, anche l’Ordine perse la pazienza.
Il mio, quello toscano, scrive agli iscritti”: “Sono in partenza le diffide nei confronti dei giornalisti sprovvisti di Pec: lo rende noto la segreteria di Odg Toscana, secondo quanto disposto nell’art. 37 della legge 120/2020. La disposizione prevede l’obbligatorietà per gli iscritti agli Ordini di possedere un domicilio digitale (PEC) e comunicarlo al proprio Ordine di riferimento, pena la sospensione. Gli iscritti che non si doteranno di Pec entro 30 giorni dal ricevimento della notifica della diffida, quindi, saranno automaticamente sospesi. Il domicilio digitale è l’indirizzo PEC attivo e funzionante come recapito ufficiale in formato elettronico. La Pec govenrativa non è valida. Occorre pertanto attivare uno dei tanti servizi di PEC a pagamento“.
Giova ricordare che il Consiglio nazionale ha stipulato a favore degli iscritti con la società Namirial una convenzione che consente l’attivazione di un indirizzo PEC al costo di complessivi € 4,50 per la durata di 3 anni.
Ma quali possono essere le ragioni della renitenza?
- non si è capita l’utilità dello strumento (possibile, ma grave).
- si è renitenti o disobbedienti per vezzo (cioè coglioni).
- “non mi serve“: è come dire che avere una cassetta della posta sul portone di casa non serve.
- “è una spesa“: nel nostro mestiere c’è un sacco di gente che lavora gratis (quindi campa d’altro) e trova caro pagare 10, 20, 50 € l’anno di Pec. Ma davvero?
- riempite la voce con argomenti a piacere…
Fossi l’OdG comminerei la sospensione a vita, così le vedremmo le corse…