Passeggiando annoiatissimo tra gli scaffali di un hard discount nella vana ricerca di un detersivo, ieri d’improvviso mi sono sorpreso ad ascoltare l’effluvio di parole flautate sparso nell’etere commerciale. Si trattava del programma che, non ho capito se in diretta o registrato, ma presumo registrato (tanto fa lo stesso), la catena affida a una coppia di speaker affinchè intrattenga piacevolmente la clientela mentre questa fa la spesa.
Fin qui nulla di strano: era una sorta di talk show con alternarsi di voce maschile e femminile, ottima pronuncia, toni giusti, verve misurata, insomma tipico intrattenimento radio/tv, o chiacchiere da ambiente per massaie, pensionati, varia fauna domestico-sedentaria in libera uscita quotidiana.
Quello che a un certo punto ha dapprima attirato la mia attenzione e poi la mia sincera ammirazione è stato l’argomento sul quale i due conduttori hanno, per tutta la mezz’ora che ho passato nel negozio, brillantemente dialogato fra loro: i prodotti in vendita, il loro utilizzo in cucina, le virtù salutistiche e organolettiche. Quelli e solo quelli, null’altro.
Banale reclame, direte.
Certo.
Ma provate voi, per decine di minuti interminabili, a improvvisare o a recitare (peggio ancora!) con naturalezza una finta conversazione in cui si parla senza interruzioni di alcun tipo, nè musicali e nè espressamente pubblicitarie, della freschezza del deodorante x offerto a 3 euro o della fragranza del biscotto z reperibile in confezione maxi a 9 euro o delle mirabolanti pietanze preparabili con il formaggio y a soli 7 euro. Ci vuole una capacità mostruosa.
Sono rimasto incantato ad ascoltare, stupito per la scelta perfetta delle parole, l’alternarsi equilibratissimo dei toni, l’apparente ma davvero credibile spontaneità del tutto.
E provate a farlo tutti i giorni, magari più volte al giorno, parlando sempre delle stesse cose, quasi tutte senza marca o senza nome o dal nome insignificante, passando senza soluzione di continuità dagli snodi del pentalogo frutta-verdura-cosmesi-dolci-surgelati, senza suicidarvi voi e risultando gradevoli a chi vi ascolta o almeno vi ode mentre spinge il carrello, magari pensando che di quanto state dicendo non gliene frega nulla.
Ho provato a immaginarli come sembrano (lei giovane, carina, brillante, sobria ma appena appena sexy, pacata ma vivace, lui asciutto, giovanile, abiti trendy, composto, glabro, spiritoso) e come forse sono (lei spettinata, occhiaie, appesantita, in vestaglia e ciabatte, collegata da casa, lui con capelli unti e barba incolta, doppio mento, tuta fintoadidas, briciole di girella e tazza di caffè vuota sul tavolo).
Eppure, chapeau: professionisti portentosi.
Magari non influenzano le mie scelte, ma da quando li ho scoperti il malumore che solitamente provo tra i corridoi del consumismo si è dimezzato. E forse così, loro, almeno metà dell’obbiettivo l’hanno raggiunto.