Alle 15 di una canicolare giornata estiva mi suona il campanello di casa.
Io: chi è?
Visitatore (educato): buonasera, sono tal dei tali, mi conferma (testuale, ndr) che questo è un luogo abbandonato?
Io (sbalordito e un po’ infastidito): scusi, lei ha appena suonato a un cancello ben tenuto e chiuso, con telecamera, col mio nome scritto sopra e io le sto rispondendo al citofono. Le pare un posto abbandonato?
Visitatore (imperterrito): io però leggo qui un articolo che parla di un posto abbandonato.
Io (stupefatto): non so che dirle…qui dove? Di che articolo si tratta?
Visitatore: è la rivista xy (noto periodico).
Io (incredulo): ma quando è uscito?
Visitatore: è un articolo del 1986 (!).
Io (imbarazzato): ah, ecco…beh, sono passati 34 anni, faccia lei.
Visitatore (diventato incalzante): quindi il luogo è diventato privato e non è visitabile?
Io: non è diventato privato, lo è sempre stato. Ed è visitabile da chi voglio io, essendo casa mia. Magari su preavviso…
Visitatore (interrompendomi): eppure leggo qui (sempre l’articolo del 1986, ndr) che “nel primo dopoguerra ci abitavano centinaia di persone”…
Io (smarrito): che ci abitasse gente non significa che il luogo fosse pubblico e poi sono passati 75 anni…
Visitatore (un po’ seccato): va bene, grazie (e se ne va).
Morale della favola: a volte sono meglio i corrieri dei passanti.