Sul filo di lana della mezzanotte che segna la fine della cinquantesima ricorrenza di Woodstock, esprimo tutta la mia insofferenza verso le tonnellate di vacua retorica versate per l’occasione da chi non c’era ma ne parla come se ci fosse stato, ne sa poco ma ne scrive come se avesse dedicato un saggio all’argomento, non ne ha capito nulla ma si affanna nell’esegesi.
Poi ci sono quelli incapaci di scindere il mito dalla realtà, la propaganda dalla verità, la musica dalla suggestione e il trascorrere del tempo dalle note seppiate.
E meno male che nel 2069 non ci sarò (credo…)!