Amministratori scatenati, associazioni che rumoreggiano, allarmismi sulla “ripresa” messa a rischio da una manciata di euro che – pur indecente – è niente al cospetto di ciò che il turista medio accetta di pagare in vacanza senza batter ciglio. Eppure, anche oggi, la CIA…
Il ridicolo conosce molte strade, compresa quella dell’ipocrisia. E conosce molti toni, compreso quello delle questioni bagatellari spacciate per faccende di interesse nazionale. Con inclinazioni al catastrofismo.
La vicenda del “pedaggiamento” (qui) di certi tratti stradali e, mutatis mutandis, la vexata quaestio della tassa di soggiorno attinge ad ambedue i profili.
Sia chiaro: pagare non piace a nessuno. Ma, in un mondo in cui tutto costa un occhio e in cui il cittadino, ciononostante, non si perita di buttare soldi a palate nei consumi più inutili e stupidi, andare ad agitare lo spettro della povertà e del danno esiziale all’economia per qualche euro di spesa in più, affogato in un oceano di esborsi superflui, appare più che ridicolo: direi quasi provocatorio.
A dispetto di quest’evidenza, e a conferma che la necessità di strumentalizzare qualsiasi argomento pur di fare propaganda politica, anche fuori luogo, governa i pensieri delle più diverse organizzazioni in funzione del loro apparentamento, oggi anche la sezione toscana della Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA), attraverso il suo “braccio” agrituristico, l’associazione Turismo Verde, non ha saputo resistere alla tentazione e si è lanciata in un’intemerata contro la tassa di soggiorno. Ovvero la gabella da 1 (uno) a 5 (cinque) euro a notte che i comuni toscani a vocazione turistica hanno la facoltà di imporre ai chi pernotta nel loro territorio. Perché sì, di gabella si tratta, non c’è dubbio. Di un modo cioè abbastanza terra terra messo in piedi dalla pubblica amministrazione per tirare su quattrini. E su questo nessuno discute.
Ma c’è un ma. “No alla tassa di soggiorno in Toscana, per non penalizzare gli agriturismo”, tuona oggi il presidente della CIA regionale, Fabio Panchetti.
Penalizzare? Per favore. Stupisce che dirigenti come Panchetti (li conosciamo quasi tutti di persona e sappiamo che sono persone serie, ragionevoli e capaci) scivolino su una buccia di banana così palese.
Prendiamo una famigliola di turisti-tipo – babbo, mamma e due figli – che sulla sua utilitaria viene a Siena (ma potrebbe essere ovunque ove si giunga utilizzando uno dei raccordi a rischio-pedaggiamento, tipo la FI-SI, la FI-PI-LI, la SI-PG e via siglando) da Milano per un weekend di vacanza, tre giorni e due notti.
Sessanta euro già partono di A1 tra andata e ritorno. Altri 200 vanno in fumo di benzina, con la verde e il gasolio attorno a 1,5 euro al litro. Doppia sosta all’autogrill: per quattro Camogli, due coca, un’acqua minerale e due caffè si dice addio ad altri 60 euro minimo, senza contare le sciocchezze acquistate per shopping compulsivo. Siamo a 320 euro. Un appartamento per due notti in agriturismo fa circa altri 200 euro, una pizza con birra/aranciata per quattro fanno altri 100 euro, una cena in trattoria “tipica” ne costa minimo 160, due pranzi a panini e lattine comporta ulteriori 70 euro. Vogliamo aggiungerne altri 100 tra cartoline, souvenir, un ingresso a un museo, una bibita, un imprevisto? Bene, pure con questo budget minimalista saremmo a 950 euro.
Insomma, pur tirando la cinghia la famigliola in fuga dalla canicola milanese per il weekend vede uscire dal portafogli, ben che vada, 1000 euro.
Bene, a fronte di questo si vuole farci credere che un ulteriore salasso da 8 (otto!) a 40 (quaranta) euro di tassa di soggiorno sarebbe un esborso tale da costituire un disincentivo per il turismo, da rappresentare per le strutture un “appesantimento della gestione”, da mettere in crisi il settore? Nel paese in cui un gelato sul Ponte Vecchio fatto con la macchinetta costa (ben che vada) 6 euro e in cui un bianco venefico a ristorante viene pagato senza battere ciglio 15 euro?
Ma per favore, siamo seri.
E siamo seri anche riconoscendo che, nel bilancio del vacanziere, il “pedaggio” fisso di un euro sulla Firenze-Siena è un aggravio impercettibile.
Ecco, fatta piazza pulita della retorica pauperistica e ideologica, discutiamo pure dell’indecenza di dover ricorrere a tasse e pedaggi per rinsanguare le casse pubbliche. Indecenza contro la quale sono il primo a schierarmi.
Ma lasciamo le baggianate fuori dalla porta.