Il musicista è scomparso oggi. Quello che mi piace ricordare di lui, oltre all’ovvia grandezza, è che è stato una sorta di volontario monumento vivente alla storia del r’n’r. Non il suo, ma quello di tutti. E non perdeva occasione di dimostrarlo.

 

Soundtrack: “An american girl“, Tom Petty & the Heartbreakers

 

Un infarto e addio a Tom Petty.
Ci penseranno penne più felici della mia e critici più profondi del sottoscritto a sviscerarne la grandezza artistica.
Io voglio limitarmi a sottolineare un aspetto probabilmente secondario, ma non trascurabile, della sua figura. Che ho assai amato.
Raramente infatti ho conosciuto musicisti del suo calibro, inteso in senso sia di pura popolarità che di spessore intrinseco, più sinceramente intenti a rendere omaggio al genio altrui e al frutto aggregato di questo genio, cioè il rock and roll come patrimonio condiviso, comune.
È buffo infatti ma, se ci penso, la prima cosa che mi viene in mente di Petty è la sua immagine su un palco a fianco di qualcun altro e sempre a suonare canzoni non sue, a fare cover, a misurarsi coi classici.
Già, perché più di tutti, forse, Tom Petty aveva assimilato la lezione del r’n’r anche nella sua interezza storica, nel suo evolversi cronologico, nel suo susseguirsi da juke box. L’abbracciava tutta, la sentiva sua. E questo mi piaceva molto.
Era un modo inusuale, in un mondo tendenzialmente individualista come il music business, di guardare alla musica rock e di coglierne anche il significato parallelo e solo apparentemente banale di colonna sonora, di compagna di strada, di parte discreta della vita di ognuno. Almeno per quelli della sua generazione, che poi è quasi pure la nostra.
Tutto questo, ovvero il privilegio di poter rileggere passo dopo passo e show dopo show l’epopea di quel lungo percorso esistenziale che convenzionalmente chiamiamo “rock”, e di farlo gomito a gomito coi grandi che l’epopea avevano contribuito a costruirla, pareva renderlo felice. Gli si leggeva negli occhi.
Per questo era, e sarà sempre, an american boy, col giradischi in camera e i poster alle pareti.
O forse le mie sono solo suggestioni dettate dallo smarrimento di un giorno difficile. Quando, ennesimo cortocircuito del destino, muore Tom Petty e fallisce la Monarch, compagnia aerea con cui hai fatto il tuo primo viaggio aereo: Linate-Londra, 1976. Lo stesso anno in cui uscì Tom Petty & the Heartbreakers, il suo primo album.
Spirit of ’76