Lo scandalo vero però non è la grottesca censura messa in atto da qualcuno, bensì che nessuno se ne prenda la responsabilità. Premier, ministri, soprintendenti: erano tutti lì ma nessuno nè ha autorizzato nulla, nè s’è accorto che c’era qualcosa di strano.

Ci possiamo scommettere: il ridicolo pasticcio delle statue censurate – naturalmente non si sa da chi nè per ordine di chi – in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani a Roma solleverà un polverone, irto delle strumentalizzazioni di rito che il nostro sistema (non è giusto restringere l’accusa solo ai politici) automaticamente prevede.
Altrettanto ovvio che, finito l’effetto delle strumentalizzazioni, il caso verrà dimenticato.
E’ vero, come italiani dovremmo aver imparato a non vergognarci più di nulla. Tanto, ormai, più sputtanati di così.
Eppure c’è ancora chi ha la forza di indignarsi al cospetto di una simile figura di guano.
Consistente però non, come potrebbe sembrare, nella goffa autoumiliazione in cui siamo occorsi (un paese che toglie i crocifissi dalle scuole e abolisce i festeggiamenti natalizi in casa propria per paura di offendere qualcuno, che altro di peggio deve fare?), bensì nel patetico giochino di scaricarile e rimpallo di responsabilità istituzionali a cui stiamo assistendo.
Ma ci si rende conto?
Hanno schermato le nudità delle statue, decine di statue, ai Musei Capitolini. Ci saranno pur ordini, preventivi, documenti, scartoffie. Qualcuno avrà eseguito il lavoro, qualcun altro lo avrà ordinato, qualcun altro lo avrà autorizzato, qualcun altro infine lo avrà pensato, concepito.
Ecco, chiunque sia costui, e giusta o sbagliata che sia stata la sua decisione, dovrebbe dire: “Sì, l’iniziativa è mia, i motivi sono questo e quest’altro e me ne prendo la responsabilità“. Spiegare, chiarire, difendersi.
Invece, nulla. Nisba.
Il miope Franceschini nulla sapeva di trovare le Veneri con le mutande di legno fino ai capelli. Forse aveva la barba sugli occhi. E Renzi, che dire di Renzi? Lui si sarà accorto e magari si sarà fatto pure qualche domanda sul perchè di quei misteriosi pannelli scatolanti? O forse ha pensato a un imballo in vista di qualche prestito a un museo straniero?
No, dico, mettiamo pure che, come dice il ministro, sia stata tutta un’iniziativa della Soprintendenza: e se anche lo fosse stato, lui è lì e non ha fatto domande? Non si è interrogato? Non ha fatto eccezioni, nè indagato, nè verificato? Si limita a cadere dal pero?
Datemi retta, è questo silenzio omertoso lo scandalo vero.
La dignità l’avevamo perduta da un pezzo, inutile ora strepitare.
Ma dovremmo pretendere di sapere – subito – chi ha fatto cosa.