Da ogni dove molti si scagliano, giustamente, contro l’immorale comica del reddito di cittadinanza, in pratica il finanziamento della nullafacenza.
Indignazione pertanto ineccepibile.
Fa però specie – ad esempio nel giorno in cui a Napoli un dipendente malato (malato?) di cefalea, scoperto a giocare a pallone e quindi licenziato, è stato reintegrato dal giudice e nel paese in cui, sempre ad esempio, risulta impossibile licenziare gli scaricatori aeroportuali filmati mentre svuotano i bagagli dei passeggeri, o in cui, ancora ad esempio, le aziende pubbliche e private pullulano di furbetti del cartellino – fa però specie, dicevo, che nessuno, soprattutto tra chi si straccia le vesti, noti o comprenda come uno stipendio rubato ma sindacalmente garantito e con ferocia difeso dal sindacato stesso equivalga al percepimento di un reddito di cittadinanza.
E come, cioè, truffare impunemente il datore di lavoro equivalga a farsi mantenere gratis dallo stato.
