La crisi da Covid-19 costringe i freelance più avveduti ad una profonda revisione della propria attività e delle relative economie. Le quali, se fatte bene e con coraggio, possono dare risultati sorprendenti e utilissimi.

 

Come ho ripetuto fino alla nausea ai colleghi e agli studenti quando ho insegnato i rudimenti della libera professione giornalistica, il freelance provveduto dev’essere sempre consapevole che una buona parte del suo tempo di lavoro, e quindi del suo futuro, è destinato ad andarsene (o a essere investito, fate voi) nel tentativo di far tornare i conti.

Già, perchè il libero professionista, se i ricavi non superano e con costanza i costi, chiude bottega.

Il monitoraggio e un’attenta analisi di questa dinamica sono quindi indispensabili e fanno parte, direi, del bagaglio professionale di chi lavora in modo strutturato.

Lo sono ancora di più quando si aprono grandi momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, del quale gli effetti del Covid-19 non sono che la classica goccia finale o, a seconda dei casi, la potenziale eutanasia.

Quindi, come feci anche all’alba della grande crisi del 2008, ho fatto due calcoli.

All’epoca fu illuminante: mi accorsi che, tra spese vive e giornate perdute per alimentare l’attività, la metà dei miei ricavi andava sprecato.

Sembravano già tempi catastrofici sotto il profilo professionale e invece erano ancora felici rispetto alla situazione attuale.

Così, dodici anni dopo, mi sono accinto ai medesimi calcoli.

Con un vantaggio (si fa per dire): ho potuto computare tutto in un contesto di lockdown effettivo e pressochè assoluto, quindi basandomi sulla realtà di un blocco reale del lavoro e non su simulazioni e congetture.

Esiti? Giudicate voi.

Su base mensile ho risparmiato circa 3.600 km di auto che, tra carburanti, altri consumi, usura del mezzo, tagliandi, equivalgono a circa 1.200 euro. Ho aggiunto il costo di circa 60 ore mensili passate al volante al valore minimo di 10 euro/ora: e fanno altri 600 euro. Ho calcolato poi l’ulteriore e ottimistico risparmio di altre 60 ore/lavoro altrimenti impiegate per presenziare a conferenze stampa, riunioni, appuntamenti, pranzi e cene di lavoro, corrispondenti quindi a ulteriori 600 euro.

Totale risparmiato in un mese: 2.400 euro, al netto di spese accessorie e collaterali, imprevisti, rischi e anticipi non garantiti.

Sono dunque passato al conto dei mancati guadagni: che gettito, naturalmente lordo, avrebbe prodotto l’investimento di questi 2.400 euro?

Al netto di eccessi e ribassi e basandomi su una miscela ponderata di compensi medi correnti, le mie tariffe e il mio potere contrattuale nei confronti dei committenti, sono arrivato a 2.000 euro.

Morale numero uno: stando a casa ho guadagnato 400 euro puliti.

I quali, per carità, sono pressochè nulla. Ma intanto non sono una perdita e fortunatamente si sommano agli introiti che ho potuto generare lavorando fisso da casa/ufficio.

Ergo, morale numero due: prendere la motosega e potare al più presto senza pietà, in attesa che eventualmente ricrescano se la pianta è vitale, i copiosi rami secchi.

Magari facendo ben attenzione a non tagliare anche quello su cui si è seduti.

Morale numero tre: anche la qualità ha un valore, sia nella vita che nel lavoro. E di soffrire gratis, o peggio pagando, come capita a molti nel nostro mestiere, non vale la pena.