Il bando della Regione, scadente il 31/5, è il primo nel suo genere in Italia, ma contiene una serie di limitazioni (frutto di scadenze, vincoli Ue e compromessi sindacali) che ne riducono molto l’accessibilità.
Come spesso accade, le aspettative erano giustamente tante, anzi troppe, a fronte di risorse modeste e di condizioni tecnico-burocratiche oggettivamente piuttosto limitanti. Risultato: da parte di tutti si è cercato di fare il meglio possibile, ma alla fine si è giunti al classico “pareggio” che magari “smuove” la classifica, ma non dà i punti necessari per non retrocedere.
Sto parlando dell’attesissimo bando (qui) varato dalla Regione Toscana per il finanziamento dell’editoria on line, “spiegato” ieri dall’assessore Cristina Scaletti e dai suoi funzionari a un vasto uditorio di giornalisti e di editori del digitale.
Il clima all’uscita è stato quindi di ragionevole delusione.
Un po’ per la scarsezza delle risorse (285mila euro) disponibili, un po’ per i vincoli imposti dalle norme comunitarie per l’accesso ai fondi (si tratta degli stanziamenti POR per le piccole e medie imprese, che scadono a breve e quindi vanno “presi” subito), un po’ per le condizioni richieste, che paiono più adatte a imprese economicamente e finanziariamente già strutturate che a start up o a microiniziative.
La più onerosa, adempimenti burocratici a parte, è senza dubbio l’obbligo dell’assunzione, da parte del beneficiario, di un giornalista a tempo indeterminato ex ccnl di lavoro sottoscritto dall’Fnsi. Non era del resto pensabile che un bando alla cui stesura ha attivamente preso parte l’Assostampa Toscana non prevedesse qualcosa del genere, che da un punto di vista sindacale è certamente una conquista (come da parte sua ha ben spiegato il presidente Paolo Ciampi). Una condizione in parte addolcita dalla precisazione che il rapporto di lavoro giornalistico da instaurare non è detto debba essere a tempo pieno, ma basta che ricada tra le tante tipologie contrattuali esistenti, ad esempio il part time, con costi (ma anche benefici) per il datore molto meno pesanti da sostenere rispetto all’assunzione di un normale redattore.
Del tutto “decorativa” invece, come già scrissi qui, la clausola che tra i criteri preferenziali per l’accesso ai fondi include, in (grande) subordine, il ricorso all'”equo compenso” per i collaboratori.
Non è neppure mancata, però, qualche voce più critica (ad esempio il rappresentante dell’ANSO, l’associazione nazionale stampa on line) di chi ha trovato i requisiti legati alla contrattualizzazione ex ccnl “un retaggio sindacale anacronistico” e anche un po’ contraddittorio, visto che proprio tra Anso e Fnsi sarebbe in corso l’elaborazione di un contratto ad hoc per il settore, considerata l’inapplicabilità sostanziale di quello per la carta stampata. Attendere, è stato risposto, avrebbe significato perdere i fondi comunitari.
Una circostanza, questa, che dovrebbe comunque far pensare.
E indurre a prendere atto di una realtà incontrovertibile: l’editoria on line nasce non solo come nuovo filone di business, ma sovente come tentativo di prevenire o di sopravvivere all’aumento insostenibile dei costi dell’editoria tradizionale, quindi inutile sperare di far rientrare la prima nei canoni economico-sindacali della seconda. Dai quali, anzi, “fugge“.
Da qui la sensazione di “pareggio” con cui si è concluso l’incontro.
Queste comunque, in sintesi, le altre principali interpretazioni “autentiche”, alcune delle quali molto importanti, date al bando dai funzionari che lo hanno elaborato.
- il bando è rivolto a chi svolge attività imprenditoriale, a prescindere dalla ragione sociale o dalla forma prescelta: è indispensabile l’iscrizione (o la domanda di iscrizione) al registro delle imprese, che funge da scriminante tra beneficiabili e non;
- l’obbligo della “pubblicazione di almeno 10 articoli al giorno per sette giorni alla settimana” va inteso come sei giorni su sette, includendo cioè un festivo;
- non sono ammesse le testate partecipate da enti pubblici (es. province, regione, etc);
- sono ammissibili al finanziamento solo spese per investimenti in software, hardware e relative consulenze (anche solo consulenze purchè “sostanziali” rispetto alla realizzazione del progetto;
- l’investimento finanziato deve concludersi entro 12 mesi, con la possibilità di una sola richiesta (motivata) di proroga, del massimo di 3 mesi;
- per essere finanziabile, l’investimento va completato fino ad almeno il 60% (l’importo erogato verrà ovviamente ridotto in proporzione);
- tutti i documenti da produrre vanno, visti gli stretti termini temporali, allegati da subito alla domanda;
- per i meno avvezzi alle pratiche on line (la domanda può essere presentata solo per via telematica) è fondamentale ricordare che l’inoltro va formalmente chiuso, con la sottoscrizione digitale e la certificazione dell’effettivo perfezionamento dell’inoltro.