La notizia ha cominciato a circolare tra i banchi verso l’ora di pranzo: “E’ vero che è morto Gianfranco Soldera“?

Era vero.

Un destino beffardo, il suo: scomparire, pare per un incidente stradale, proprio nel giorno in cui nell’amata e odiata Montalcino si festeggia Benvenuto Brunello, la kermesse dedicata al vino più famoso d’Italia, del quale Soldera era stato mentore, produttore, fustigatore e fuggiasco famosissimo.

Burbero, spesso provocatore, perfettamente consapevole della propria forza e del proprio prestigio, talvolta perfino ostile, da anni aveva polemicamente sbattuto la porta e produceva nello stesso luogo, con le stesse uve, un Igt Toscana che portava solo il nome della sua tenuta, Case Basse.

L’aneddotica del vino degli ultimi quarant’anni è piena delle sue intemperanze, così come le cantine più esclusive custodiscono i suoi quotatissimi vini, fossero essi Brunello o meno.

Con Soldera – un trevigiano/milanese trapiantato a Montalcino  da metà degli anni ’70 – scompare una figura di primo piano dell’enologia italiana.

Aveva 82 anni.