Oggi a Siena si corrono due palii: quello in Piazza del Campo, tra le dieci contrade che ne hanno diritto, e quello sui media tra Siena e il resto del mondo, o quasi.

 

Oggi a Siena si corrono due palii: quello in Piazza del Campo, tra le dieci contrade che ne hanno diritto, e quello sui media tra Siena e il resto del mondo, o quasi.

Il secondo dà vita a due sottopalii: quello tra la città e chi odia il Palio e quello tra i senesi e chi, più semplicemente, il Palio non lo capisce. Si tratta, in ambo i casi – se ci è lecito parafrasare un celebre detto di Benedetto XV – di inutili stragi dialettiche. Nel senso che ognuno resterà della propria idea ed il confronto non servirà a nulla.

Del resto, non esistono alternative: il Palio o lo si vive da dentro o lo si guarda da fuori.

Intendiamoci: la festa senese ha le sue contraddizioni, le sue inquietudini, le sue tensioni interiori. Che certamente non sfuggono ai contradaioli, abili però a parlarne tra sè e a far sì che certe crepe trapelino il meno possibile. Come una testuggine romana, il sistema paliesco difende i propri valori e resiste a una società che cambia, ma è tutt’altro che insensibile. Lo spirito della resistenza e dell’assedio è del resto nella natura profonda dei senesi, una sorta di reminiscenza collettiva che fa il paio con la certezza della propria “diversità”. Nozione su cui non si è disposti a scendere a compromessi, se non con se stessi.

In un bell’articolo uscito giorni fa su La Nazione, il collega Pino Di Blasio acutamente coglieva che il Palio di Siena ha però perso leggerezza, è diventato pesante, rigido, diluendosi a volte nel tecnicismo. Ha perduto insomma – ed è innegabile – una parte della sua fondamentale, antica essenza festaiola, di punto di arrivo, di doppia parentesi emotiva in un anno di vita in cui è la contrada, e non i quattro giorni di un Palio, a essere al centro di tutto. Donde l’indole da “quattrogiornista” che connota il contradaiolo vero. O, meglio il contradaiolo profondo.

Chi sa solo di Palio non sa niente di Palio“, avverte Di Blasio prendendo in prestito un celebre aforisma di Josè Mourinho. Uno che, se fosse senese, sarebbe un quattogiornista convinto.

Sarebbe bello ricordarselo quando, stasera verso le 19, scenderanno i canapi.