La prima sorpresa è scoprire che il celebre giornalista, autore sul Corriere di oggi di un cameo sul ritorno di moda dei dischi in vinile, era un amante di King Crimson, Neil Young e Jethro Tull.
Per carità, si tratta di artisti (anche) generazionali, ma giudicandolo fisiognomicamente Severgnini non mi pareva un tipo da rock and roll.
Detto questo, il suo ragionamento in parte fila. La ricomparsa in salotto del giradischi non è solo, dice lui, il frutto di un attacco di nostalgia collettiva. E’ che il disco, la sua copertina, sono oggetti che danno piacere. Anche tattile. Si toccano, si possiedono, si accumulano. Non sono impalpabili come i file mp3 o miseri come quegli ibridi dei cd.
Lunga vita all’lp quindi, questa la conclusione, la cui ripresa commerciale potrebbe perfino preludere alla riscossa del libro rispetto alle letture digitali. E addirittura, in seconda battuta, della carta in generale. Giornali compresi, va da sè.
Se concordo con la prima parte del discorso, concordo di meno con la seconda.
Il cd è in crisi perchè è in crisi il consumo della musica, cioè l’ascolto della stessa. Dal centro della scena, è finita ai margini. E’ divenuta un sottofondo da sentire mentre si fa altro e si pensa ad altro. Parlo di musica di contenuti ovviamente, non di musichette. il vinile era andato in crisi per le stesse ragioni: chiedeva un impegno e una concentrazione che la maneggevolezza del cd riducevano sensibilmente, in ogni senso.
Ma il ritorno dell’lp non riflette un’inversione di questa tendenza.
Non sono i giovani – cioè i teorici destinatari della musica incisa – a comprare i 33 giri, che, non a caso, costano assai cari rispetto ai cd e ai download. Sono i grandi, gli adulti, chi ha la disponibilità economica per acquistarli. Ed è innegabile che in ciò ci sia anche una punta, o forse qualcosa di più, di nostalgia. Accompagnata dal serpeggiante business di ritorno dell’hifi.
Quando tutte o almeno parecchie delle produzioni musicali correnti saranno pubblicate in vinile, potremo forse parlare di una vera rinascita dell’lp.
Prima, andiamoci cauti (purtroppo).
