Se il BuyWine 2021 va on line, le Anteprime toscane per la stampa, cominciate oggi, si fanno in presenza (e in assetto anticovid). Ma stavolta sono solo a invito e la selezione fa discutere, mentre il format stesso scricchiola.

 

Se il BuyWine, la vetrina B2B dei vini toscani a denominazione, si svolge quest’anno solo da remoto (a oltre 130 operatori internazionali è stata già inviata la Vinotte, una trousse di piccoli campioni personalizzati con il logo del produttore, mentre il catalogo è on line), oggi a Firenze si aprono in presenza le cosiddette “Anteprime“, appuntamento “miracolato” nel 2020 da una pandemia volata sulle degustazioni senza fare danni. L’edizione 2021 va invece in scena a numero chiuso, con tre mesi di ritardo rispetto al solito e in un’atmosfera resa surreale dalle (giuste e inevitabili) precauzioni anticovid prese dagli organizzatori dei diversi consorzi.

Dopo la “Primanteprima” (cui aderiscono Bianco di Pitigliano e Sovana, Candia dei Colli Apuani, Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Terre di Pisa, Val di Cornia e Suvereto, Valdarno di Sopra) si prosegue sabato 15 con il “Chianti Lovers” del Consorzio vino Chianti e Consorzio del vino Morellino di Scansano, domenica 16 e lunedì 17 con “Benvenuto Brunello” del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, lunedì 17  e martedì 18 maggio con “Anteprima Nobile” del Consorzio del vino Nobile di Montepulciano, mercoledì 19 con “Anteprima della Vernaccia di San Gimignano” dell’omonimo consorzio e giovedì 20 e venerdì 21 con “Chianti Classico Collection” del Consorzio vino Chianti Classico.

La sensazione però è che il virus abbia assestato un brutto colpo a un modello di kermesse che per costi e complessità di allestimenti già da qualche anno mostrava la corda: era infatti sempre più difficile mettere in piedi, concentrandoli in una settimana, eventi in zone lontane della regione, pian piano trasformatisi prima da manifestazioni di settore a happening generalisti con centinaia di ospiti e poi in occasioni anche mondane, marketing oriented, pensate per attrarre il grande pubblico.

All’interno di questa mutazione ne erano però in corso altre due, meno evidenti ma non meno significative.

La prima determinata dalla spinta centrifuga di alcune denominazioni, Brunello in testa, sempre più vogliose di anteprime autonome, slegate per tempi, modi, formula dalle altre. Non a caso, quest’anno, a Montalcino prima hanno anticipato la manifestazione ufficiale di maggio con una molto selettiva edizione “Off” e  (virus permettendo) organizzeranno a novembre un nuovo evento-preview sganciato dal programma delle altre docg per il 2022. Sulla stessa linea, pare, si pongono altre denominazioni più piccole ma di indubbio peso.

La seconda mutazione riguardava invece i giornalisti, categoria nella circostanza già di per sè eccedentaria e che, sull’onda di un progressivo allargamento delle maglie da parte degli organizzatori, da tempo aveva tracimato, trasformando a volte le anteprime in oceanici assalti alla diligenza di una stampa spesso presunta e sedicente.

Fatale che, prima o poi, i consorzi avrebbero chiuso i portoni a quella variegata, famelica e costosa umanità.

La pandemia ha offerto il destro perfetto per farlo e loro l’hanno fatto. Diciamolo: era ora.

Peccato però che non sempre sia andata come ci si sarebbe aspettato, separando cioè, con trasparenza, il grano dei professionisti dell’informazione (o di chi comunque un’informazione indipendente la fa) dalla lolla della reclame e della compiacenza, il che ha giustamente indotto qualche malumore tra colleghi che, dopo decenni di onorata presenza, si sono trovati esclusi a vantaggio di altri.

Qualcuno osserverà, a ragione, che a casa propria ognuno può invitare chi vuole. E io non ho nulla da eccepire su questo. Basta che sia chiaro chi fa cosa, con quali responsabilità e poi con quali argomenti sostiene le scelte fatte.

In ogni caso, mentre sui social ci si accapiglia sulle ipotesi di un vino comunitariamente annacquato, in Toscana il rischio è che qua e là venga annacquata l’informazione vinicola o ciò che ne resta. Il che non è bello.