Il songwriter di Buffalo ha concluso in Toscana il suo primo tour italiano dell’anno, in attesa del ritorno previsto per luglio. Un concerto magistrale, impreziosito dall’omaggio alla memoria di Jim Carroll.
Chi altro avrebbe potuto esibirsi in un’umida serata di primavera, tra strani drappi rossi, nell’angolo di una ex palestra trasformata in sala poker giunta a sua volta al capolinea, nella periferia un po’ anonima di una cittadina di provincia del litorale toscano (e riuscire a portarci da mezza Italia 150 persone paganti), se non Willie Nile?
Francamente non ci viene in mente nessuna alternativa.
Ed infatti a Cecina, per l’ultima data della tournee italiana, c’era proprio lui. Ma, contrariamente al programmato, non da solo per un set acustico: aveva alle spalle anche la band. La band strana ma solida – “semilatina”, l’hanno definita – che l’ha accompagnato durante tutto il raid nostrano: il fido batterista Frankie Lee, il bassista italoamericano Johnny Pisano e il chitarrista spagnolo Jorge Otero.
Così, mentre all’insaputa di tutti la nube creata dal vulcano Eyjafjallajokull creava le premesse per un prolungamento del soggiorno italiano del nostro (ancora ieri galleggiava nella rete un annuncio dell’artista alla ricerca di un car sharing verso Bruxelles e poi Bristol, dove stasera avrebbe dovuto aprire il concerto degli Alarm), Willie Nile si è esibito senza risparmio in una lunga sessione elettrica, con il gruppo stipato sotto il basso solaio della sala, gli amplificatori al massimo e la voglia di raccontare al pubblico un po’ di storie inattese. Come di quella notte del 1980 in cui Village mancò la luce e lui, al lume di luna, scrisse la sua classica “Vagabond moon”. O di un album straordinario che, sempre quell’anno, illuminò la scena newyorchese per diventare un benchmark dell’epoca: era “Catholic boy” del grande Jim Carroll, poeta e scrittore da poco scomparso, a cui Willie ha dedicato una travolgente versione del brano forse più celebre del disco, “People who died”. Nel mezzo, una carrellata delle sue canzoni migliori (da “Places I’ve never been” a “She’s so cold”, da “Give me tomorrow” a “Hard times in America”), coronata dalla consueta, struggente “Streets of New York” per voce e piano e, in chiusura, dall’inattesa “Satisfaction” rollingstonesiana, messa in scaletta all’ultimo momento e provata in auto, ha raccontato l’artista, proprio durante la trasferta di avvicinamento a Cecina.
Ha promesso che tornerà presto, Willie Nile. A luglio, per la precisione, e la cosa potrebbe riguardarci ancora più da vicino. Nel frattempo ci godiamo l’attesa e un paio di canzoni del suo prossimo album, previsto in autunno.