L’irresistibile ascesa dell’ex scout nel libro di due giornalisti che lo seguono da anni. Ma soprattutto un volume che, pensato per uscire prima dell’8/12, serve adesso da cartina di tornasole per verificare le profezie sull’azione del neosegretario PD.

Una delle parti più godibili di questo instant-book di Simona Poli e Massimo Vanni, colleghi fiorentini che stimo e conosco da sempre, è la copertina. Che qui ho, perfidamente, mutilato.
E nella quale il sindaco di Firenze e neosegretario Pd, Matteo Renzi, è ritratto con un’espressione intensa, tra il concentrato e il furbetto (o tra il sofferente e l’ammiccante), sullo sfondo della cupola del Brunelleschi.
Eppure non è la facies del rottamatore quello che più si nota sulla prima pagina della brossura, ma ciò che sta più in basso e che io ho, appunto, tagliato. E’ un microfono, di quelli a “gelato”. Impugnato in un modo e con una postura involontariamente (dal punto di vista del fotografato, non certo da quello del fotografo) allusivi. Che sta facendo, o cosa sembra brandire Renzi? Un martello? O altro? E quanto d’altro viene in mente osservando l’espressione del viso?
Beh, comprate il libro e fatevi un’idea.
Anche perchè questo “Il seduttore – Matteo Renzi e la sinistra rosè” (Barbera Editore, 170 pagine, 15.90 euro) si legge d’un fiato e piacevolmente.
Merito della prosa asciutta e della ricchezza aneddotica che i due autori, reporter di Repubblica sguinzagliati fin dai suoi esordi politici sulle orme del futuro leader, sanno sfoderare in un racconto che, passo per passo, ripercorre l’intera carriera renziana, dagli scout alle primarie piddine del dicembre 2013, svelandone radici, amicizie, nemici, tecniche, psicologia, strategie, attitudini. Il tutto con riferimenti puntuali, ma senza verbosità biografiche.
Ne emerge un ritratto senza dubbio coerente col personaggio che tutti conoscono, ma capace anche di svelarne più in profondità il carattere. E di metterlo in luce attraverso spigolature inedite che ben descrivono la capacità camaleontica del sindaco di metabolizzare le sconfitte politiche (e pure lui ne ha subite, anche se lo si sa poco) e di ottimizzare il contesto circostante. In modo tale che, se non nel breve almeno nel medio periodo, gli effetti del presente producano sempre, in futuro, risultati acconci a un più ampio disegno.
Quale disegno?
Un disegno politico, o una visione, che forse va di pari passo con l’ambizione personale. E con la quale, anzi, il primo è un tutt’uno talmente granitico da non poter essere scisso.
Il veloce, ma comunque tortuoso percorso grazie al quale il figlio di un democristiano di provincia riesce a farsi largo tra gli scomodi paletti di un partito egemone e le poltrone di consolazione riservate agli “alleati”, le prime solide cariche e gli incontri-scontri con vecchi dinosauri e coetanei rampanti (meno di lui, però, e quindi tutti puntualmente distanziati), la capacità di afferrare il mood dialettico del momento, la risorsa mai troppo abusata della toscanità, la presenza di amici fedelissimi e disposti a restare in penombra, l’innato dono di saper stare sul palco o davanti alle telecamere: tutta la renzitudine viene divisa in capitoli e raccontata. Dall’insofferenza verso l’apparentemente infrangibile strapotere “rosso” fiorentino alla conquista della provincia, dalla rottamazione alla Leopolda, dall’incontro con Berlusconi alla sfida contro Bersani.
Mi sono chiesto spesso, nel corso della lettura, che opinione avessero davvero, i due autori, del personaggio Renzi. E che profilo ne emergesse.
Che il sindaco, come spesso lo chiamano, eserciti anche su di loro un certo fascino, è indubbio.
Eppure questo non è certamente un libro agiografico, anzi. Nè compiacente. E la fascinazione che talvolta trapela è la stessa, quasi un moto di sorpresa, che qualunque uomo della strada proverebbe davanti a qualcuno che pare emergere come un predestinato. Niente giudizi politici, insomma, nelle quasi duecento agili pagine. Solo la cronaca ben documentata di fatti a cui si è assisito di persona e con continuità, in un crescendo anche professionale.
Un’ultima nota. Pubblicato – ad hoc, ovviamente – alla vigilia delle consultazioni che avrebbero incoronato Matteo Renzi alla segreteria del PD, questo “Il seduttore” è un volume che ho sfortunatamente compulsato in ritardo, senza quindi poterlo recensire prima dell’uscita in libreria. Ma la cui lettura ex post mi è stata largamente giovevole. Perchè ho potuto utilizzarlo anche per verificare se le congetture politiche del prima avrebbero coinciso con i fatti del poi.
Esercizio interessante, che suggerisco a tutti.