La giunta federale, all’unanimità meno uno, risponde picche alla richiesta di Assostampa Toscana di rendere meno truffaldine le norme per la consultazione-farsa del 26 e 27/9 sul nuovo ccnl: restano il quorum impossibile e lo scrutinio “eventuale”.
Ho smesso di arrabbiarmi e ho cominciato a ridere da un pezzo (ad esempio qui) sulle patetiche manovre messe in atto dal sindacato-burletta dei giornalisti per mantenere quella briciola di potere che gli è rimasto, essendosi la sua credibilità dissolta in epoche ormai remotissime.
Ma l’arcigno sinedrio di Corso Vittorio non perde occasione per ricordare ai giornalisti (illuso il sinedrio e illusi i pochissimi colleghi che ormai ci credono) che, perbacco, “comando io!“.
Così, dopo i tappi sostanziali che gli hanno consentito di fare orecchi da mercante a mesi di richieste giunte praticamente da ogni angolo della categoria, ora Siddi & co. indossano anche quelli istituzionali.
E senza tanti complimenti chiudono la porta in faccia perfino alle sommesse impetrazioni di quelle articolazioni regionali che, ormai molto ma molto in teoria, dovrebbero rappresentare il tessuto connettivo tra i piani alti dell’Fnsi e il territorio. Il mondo reale insomma.
Era del 9 settembre scorso la cautissima, accomodantissima richiesta del direttivo dell’Assostampa Toscana di cambiare le regole del referendum sul ccln indetto dalla Federazione: “Massimo impegno e nuove regole perché il referendum sul contratto del prossimo 26 e 27 settembre possa essere una reale consultazione capace di coinvolgere il lavoro giornalistico italiano e di rendere manifesti i suoi orientamenti. E’ quanto richiede all’unanimità il direttivo dell’Associazione Stampa Toscana – si legge qui, nel sito dell’Ast – con l’auspicio che le sue richieste possano essere fatte proprie anche da altre associazioni regionali, a prescindere dalle diverse posizioni espresse nei confronti del contratto. Il sindacato toscano, infatti, pur apprezzando la decisione, ancorché tardiva, di organizzare un referendum, ritiene che il suo valore – per il solo valore che esso può avere, ovvero puramente consultivo – sia inficiato dalla volontà di procedere allo scrutinio solo in caso di raggiungimento del quorum. Uno sbarramento che, a memoria, non è stato mai applicato nemmeno in referendum nazionali di carattere abrogativo, per non dire di iniziative a livello di amministrazioni locali. Tanto meno è stato applicato nella consultazione Fnsi sul precedente rinnovo contrattuale. Pertanto, nella convinzione che il voto espresso nelle urne possa essere comunque significativo, il direttivo dell’Ast chiede alla giunta di procedere in ogni caso allo spoglio, nel caso spostando questa operazione a livello delle singole regioni, come nel precedente referendum. Chiede inoltre che lo spoglio venga eseguito in modo che sia possibile conteggiare il risultato regione per regione“.
Argomenti molto logici e non certo nuovi. Ai quali magari non è estranea una giustificata ma inedita diffidenza finale, laddove si insiste affinchè lo spoglio non solo sia effettuato in ogni caso, cioè a prescindere dal numero dei votanti, ma che avvenga presso le sedi regionali anzichè a Roma. Ognuno dia a tale richiesta il significato che crede.
La risposta dei satrapi non si è comunque fatta attendere: appena 24 ore dopo, dalla giunta riunita a palazzo giungeva un apodittico “niet“.
Vi ricordate le liti in cortile quando da bimbetti giocavamo a pallone? “Il pallone è mio e il calcio di rigore lo batto io!“.
Ecco, quelle.