Oggi è la giornata della radio, una delle poche rispettabili nell’effluvio di ricorrenze posticce che ci ammorba. Ciononostante, non volevo scrivere nulla. Poi la nostalgia ha preso il sopravvento. E allora ecco il racconto dei miei radio days. Gone, but not forgotten!

 

Oggi è la giornata della radio. E io alla radio di giornate, anzi prima di pomeriggi e poi di nottate, ne ho passate tante.

Ai primordi, nel 1975, ingenuo ospite di altrettanto ingenue trasmissioni altrui alla R.A.F. (Radio Alternativa Fiorentina).

Dal 1976 al 1980, sempre alla R.A.F., con una trasmissione mia e del mio storico compare musicale Leonardo Bonechi. Titolo: “Rock Symposium”, nome che oggi sembra uscito pari pari, a pensarci bene, da “La Banda dei Brocchi” di Jonathan Coe. Ed in effetti le atmosfere e le circostanze coincidevano quasi alla perfezione. Infatti era tutto “assolutamente marrone”.

Dal 1980 al 1982 a Radio Luna con Ernesto De Pascale (oggi sarebbe stato il tuo compleanno, auguri Depa!) e Stefano Loria. Il mio programma andava in onda dopo cena due volte alla settimana e si chiamava “Nightout”, nome preso dal titolo dell’omonimo album di Ellen Foley (all’epoca fidanzata di Mick Jones dei Clash). Su insistenza di Ernesto, coi trasferibili mi feci pure il badge da portare sul risvolto della giacca, come si usava allora. Tranquilli, da qualche parte ce l’ho ancora e prima o poi lo pubblicherò. Biennio epico di pura trance musicale, con la presentazione in diretta di “The River” di Springsteen arrivato apposta per noi da NYC col DHL, cose all’epoca pionieristiche. Ci pagavano e nemmeno poco.

Il seguito del 1982 lo passai da solo a Radio Centofiori: il programma si chiamava “Nine Tonite”, perché andava in onda dalle 9 di sera a mezzanotte, e prendeva il nome dal live di Bob Seger con lo stesso titolo. Al termine, prima di chiudere gli studi, dovevo avviare il nastro col loop notturno ed era sempre un incubo perché non mi ricordavo mai come si faceva. Quando non chiudevo io, mi succedeva un altro che si chiamava “Henry Fast Rocker” (mai saputo il nome vero, suppongo Enrico) e che trasmetteva stando sempre in piedi. Era simpatico. “Boys and girls, boys and girls” il suo intercalare.

Poi cambiò il vento. Il rock and roll alla radio, denso e un po’ di nicchia almeno come l’avevamo concepito noi, non interessava come prima. Feci un po’ di fugaci apparizioni in qualche emittente l’anno successivo, ma l’atmosfera si era perduta per sempre. La qualità di quanto proponevi e di come lo proponevi divenne un aspetto secondario, volevano intrattenimento (orrore!) e di pagarti nemmeno a pensarci.

Gettai la spugna nella primavera dell’83 quando, mentre stavo presentando con una certa enfasi “The Nightfly” di Donald Fagen, dall’altra stanza mi chiama il direttore della radio e senza troppi preamboli chiede, dopo, di mettere qualcosa delle Toto Coelo. Le Toto Coelo…per me non stava né in terra, né in Coelo. Me ne andai sbattendo la porta e attaccai il microfono al chiodo.

Insomma di emittenti e di programmi ne ho cambiati tanti, ma ho sempre avuto la stessa, inevitabile colonna sonora: questa.

Saluti dal vostro Wolfman Jack…

Foto: Gabrio Corsoni (rip), 1975.