Al netto di buonismo, relativismo, revisionismo e altro criptismi, la qualità della musica, intesa come secca espressione artistica, non conosce compromessi: o c’è o non c’è.
Mi costa dirlo, perché come tutti i mestieranti del settore so bene che i piani espressivi e critici, i punti di osservazione, i distinguo possono essere tanti. E so anche che una certa intrinseca, cinica, strafottente, ostentata canaglieria è parte integrante, perfino costitutiva del rock and roll.
Bene: detto questo, però, o si sta di qua o di là.
Magari non in pubblico o nell’arena dei dibattiti, ma nell’intimo del proprio stereo o della propria cuffia, sì.