L’indottrinamento come formazione professionale: a Firenze un corso per giornalisti promosso da Regione e Fnsi su “corretta informazione e grandi opere” si rivela una lezione a senso unico sollevando, giustamente, un putiferio.

 

Se è vero che le vie della propaganda sono infinite, che uno dei bersagli prediletti (direi anzi necessari) della propaganda medesima sono i giornalisti e che la fantasia dei propagandisti dell’inventarsi nuove forme di indottrinamento non ha limiti, è vero pure che spesso, per ottenere risultati brillanti, basta avere buona memoria: ovvero riproporre vecchie formule di persuasione occulta, rivedute e corrette in funzione di tempi e argomenti.

Il collaudato strumento dei cattivi maestri non è infatti mai stato accantonato: mettere in cattedra chi è esplicitamente di parte assicura un insegnamento, e perciò un apprendimento, di sicura e duratura parzialità.

In questa prospettiva non lascia quindi certo sbalorditi il pur rumoroso caso del corso, collocato all’interno del programma per gli obblighi formativi professionali, organizzato giorni fa a Firenze dall’Assostampa Toscana (cioè l’articolazione regionale dell’Fnsi, alias il sindacato dei giornalisti) e dalla Regione Toscana, sul tema de “L’informazione corretta su ambiente e grandi opere (Tav, aeroporto, terze corsie, Corridoio Tirrenico)”.

Argomento delicatissimo e complesso, in effetti. Una più approfondita conoscenza delle problematiche relative al quale è, nei cronisti, più che auspicabile, proprio in virtù della delicatezza e della complessità delle questioni che esso solleva. “La verità giornalistica e la correttezza dell’informazione di fronte ad argomenti che possono prestare il fianco a varie strumentalizzazioni”, era sottotitolato infatti il seminario.

Si sarebbe pertanto presunto che il programma abbracciasse ogni aspetto nel massimo equilibrio e ampiezza possibili, mostrando dello stesso ogni punto di vista, chiave di lettura, opinione.

E invece, no.

A cominciare dai relatori: l’assessore regionale alle Infrastrutture Vincenzo Ceccarelli e i vertici di Anas e Rfi, insomma solo quelli a favore delle cosidette “grandi opere”, sulle quali in Toscana accanitamente si dibatte..

Inquietante poi, e di nuovo a senso unico, anche la sintetica presentazione: “C’è chi afferma che, in nome della tutela dell’ambiente, non si devono fare grandi opere ritenute invece fondamentali per migliorare la qualità della vita e i collegamenti. Tav, aeroporto di Firenze, terze corsie autostradali e Corridoio Tirrenico sono le grandi opere nell’occhio del ciclone”.

Cosa che ha fatto non solo sollevare le alte proteste dei comitati dei vari “no”, ma ha pure e giustamente attirato l’attenzione di Tomaso Montanari, che sul Fatto Quotidiano ha fustigato l’iniziativa bollandola come un’operazione di catechismo” politico per orientare la stampa in vista delle elezioni regionali.

E’ assai probabile che Montanari abbia ragione ma, dal mio punto di osservazione di giornalista, il nodo mi pare essere un altro.

Questo: se si è arrivati al paradosso che, per condizionare l’informazione, non basta più distribuire veline e regalie, allestire buffet, organizzare goduriosi viaggi stampa e conferenze stampa-comizio – tutte cose legittime, sia chiaro – ma si ricorre addirittura al diabolico, sfrontato trucco di trasformare l’oggetto della propaganda in materia di insegnamento obbligatorio, trucco attuato poi, roba da non credere!, con la complicità delle stesse istituzioni giornalistiche (cioè il sindacato e l’Odg nazionale, cui comunque spetta il beneplacito finale sui programmi dei corsi di formazione) che speranze abbiamo di salvarci e di salvare, con la nostra professione, la “corretta informazione“?