Il presidente Jacopino anticipa a sorpresa le linee per la revisione delle norme sulla professione da illustrare questo pomeriggio alla riunione convocata, a sua volta a sorpresa, dal Ministro di Grazia e Giustizia. Esame per tutti e scelta, dopo, se iscriversi all’elenco dei professionisti o dei pubblicisti.
Che qualcosa bollisse in pentola, lo si era capito. Che finalmente ai vertici dell’Ordine fosse arrivata la piena percezione dell’abisso che da decenni si stava scavando, nell’indifferenza generale (tranne di pochi, tra i quali il sottoscritto: carta canta) e nel disinteresse di chi conta, sotto i piedi della categoria, idem. Così ieri sera è giunta solo relativamente a sorpresa la convocazione, per oggi, degli ordini professionali da parte del ministro di Grazia e Giustizia. E giunge solo relativamente a sorpresa la notizia che il presidente dell’OdG, Enzo Jacopino, ha già in tasca una proposta di riforma. Da sottoporre al ministro e sintetizzata oggi in un articolo sul Corriere della Sera (qui).
Sia chiaro: quello che il capo dei giornalisti italiani rivela è poco, anzi troppo poco. Impossibile giudicare nel merito senza conoscere i dettagli che Jacopino ha abbozzato più in funzione politica che non tecnica. Per lanciare, cioè, un messaggio rassicurante e al tempo stesso conciliante sia al governo che agli associati.
In estrema sintesi, le linee sarebbero le seguenti:
1) esame per tutti gli aspiranti giornalisti, i quali dopo averlo superato potranno decidere se esercitare la professione come professionisti (cioè con reddito esclusivo o prevalente) o come pubblicisti.
2) riconoscimento del praticantato, secondo criteri ancora da stabilire, a chi è già pubblicista di nome ma professionista di fatto e conseguente possibilità di “passare” all’elenco professionisti.
Nulla è però ancora dato sapere del destino delle migliaia di pubblicisti, e sono la maggioranza, che non hanno i requisiti o l’interesse per accedere all’esame. Molto dipenderà dall’orientamento che verrà dal Consiglio Nazionale dell’OdG previsto dal 17 al 20 gennaio.
Aldilà della retorica e della terminologia, pare un passo deciso verso ciò che da sempre appare una necessità stringente: la professionalizzazione del giornalismo, in qualunque forma esso sia esercitato.
Si può discutere sul percorso da seguire, ma non certo sull’obbiettivo da raggiungere.
E già questo pare un enorme passo avanti.
Qualcosa mi dice che il cammino in Consiglio non sarà però così facile, come l’evidenza delle cose pur suggerisce.
Stiamo a vedere. Un po’ con sollievo e un po’ con patema.