Premetto che, tendenzialmente, sia meglio aver paura che buscarle e che, pertanto, se c’è un rischio vero (ma non starebbe a me accertarlo, bensì a governo ministri, professoroni, etc), sia opportuno inibire qualsiasi cosa, sport invernali compresi.

Lo dico mio malgrado, da appassionato sciatore.

Davo però per scontato, e qui riconosco il mio errore, che il pericolo fosse stato individuato nella circostanza più ovvia, ovvero nell’inevitabile contatto prolungato, ansimato, starnutito e sputacchiato implicite in ovovie, seggiovie, funivie e nelle relative code.

Scopro però – dovrei dire con sorpresa, anche se in realtà nulla più mi sorprende dai giullari involontari del Giuseppi’s wunderteam – che non è così.

Cioè: non è che non si può andare a sciare e basta. No. Se uno ha la seconda casa o va in albergo, può.

Come, può?!?

Ovverosia, quelli che fanno anda e rianda in giornata si appestano o appestano gli altri e gli stanziali no?

E i valligiani residenti, come si collocano tra gli unti e gli untori delle nevi?

Qualcuno mi aiuti a comprendere o mi dica che ho capito male!