Dopo millant’anni più due mesi di lockdown sono andato dal tabaccaio per comprare un francobollo. Non sapevo più nemmeno quanto costasse un’affrancatura ordinaria. Un euro e dieci, ho scoperto.
Tra tutti, mi hanno dato questo.
Migliore non potevano, suscitandomi reminiscenze sportive e professionali.
E mi è tornato in mente infatti il giovane collega che mi precedeva all’orale dell’esame da giornalista.
Sì occupava di sport, premise alla commissione.
In vena di bontà, uno allora gli chiese: “Quindi, se dovesse indicarmi il più famoso dei giornalisti sportivi, chi menzionerebbe?”.
Scena muta.
“Via – fa il commissario – quello che ha innovato il linguaggio e l’approccio alla professione in questo settore…”.
Perdura la scena muta.
“Dai – fa un altro tra l’impietosito e lo sbalordito – Gianni… Gianni…?”.
Silenzio di tomba.
“Ma come – fa quello con un sorriso – è Gianni Brera, no?”.
Ma il collega, tra l’intimidito e il seccato, replica: “Sì, però è morto prima che cominciassi a fare questo lavoro”.
Brusio in aula.
Non rammento se il giovanotto fu promosso o bocciato, ma mi sono sempre chiesto che avrebbe risposto se gli avessero domandato chi era Dante Alighieri.
