Ieri interpellanza parlamentare. Oggi referendum contro il contratto-fregatura. Domani assemblea nazionale dei dissenzienti federali. Martedì 8/7 manifestazione anti Fnsi. Tra insulti e trame congressuali, però, una domanda: quanti si pagano il viaggio?

Se perfino Dagospia (qui) è arrivato a interessarsi delle neglettissime questioni sindacalprofessionali dei giornalisti, il merito è senza dubbio del crescendo di insulti, insinuazioni e accuse che da settimane – tatticamente – circolano nell’ambiente dei pennaioli e movimentano lo scontro ormai frontale tra Fnsi e OdG.
Da fascista a asino, da colluso a cretino, da attivista a comico, è tutto un fiorire di epiteti a volte espliciti e a volte allusivi. Frutto di un’opposizione squisitamente politica tra avverse fazioni della categoria, che secondo i casi colgono i pretesti più strumentali: oggi il nuovo ccnl, domani l’equo compenso, dopodomani la riforma dell’Ordine.
Sullo sfondo, lo scenario dell’imminente recita congressuale della Federazione e le quinte delle correnti, con l’apparato di truppe cammellate e di utili idioti bell’e schierato, che come al solito marezzano la popolazione giornalistica.
Ma c’è una novità.
Mentre non più di qualche mese fa il popolo bue rispondeva con riflessi pavloviani al comando del proprio partito (cioè si davano torti e ragioni in base all’appartenenza di chi parlava e non in base a ciò che si diceva) e quindi tutto era ridotto a una patetica guerriglia interna, ora, sebbene il sistema ancora ci sguazzi alla grande, sembra che ci sia una buona fetta di colleghi miracolosamente resipiscente su una necessità inderogabile: o voltare pagina in modo drastico o morire alla svelta.
Questo fronte si divide in due schieramenti.
Quelli che vorrebbero dare sì un forte scossone, ma per “cambiare dal di dentro” il sindacato: si ritrovano domani a Roma in un'”assemblea nazionale aperta” (Roma, ore 10, c/o ORP, via della Pigna 13/a, adesioni su perunanuovafnsi@yahoo.it) e sono capeggiati da Stampa Romana, a cui va dato il merito di aver preso per prima una posizione contraria, rapida e chiara, contro il nuovo contratto firmato giorni fa dal contestatissimo segretario Siddi (il quale da parte sua accusa il presidente Butturini di farsi campagna elettorale per un’ancora non annunciata candidatura congressuale). Dopo averci a lungo pensato, ho deciso di non andare all’appuntamento, perchè appartengo al gruppo di quelli che l’Fnsi non desiderano rifondarla, ma proprio buttarla a mare, considerandola irrecuperabile.
Ovvero quelli, appunto, che con una composizione trasversale e meno sindacalizzata, più drasticamente dell’Fnsi ne hanno pieni gli zebedei e puntano, sebbene con molte approssimazioni e vari distinguo, a fondare un altro sindacato e/o ad abbattere l’attuale. Si ritroveranno (e io ci andrò) martedì 8/7 alle 10 alla manifestazione “Stop Fnsi” sotto la sede del sindacato in corso Vittorio Emanuele 349. Ortaggi, si spera, compresi. Contatti: stopiniquocompenso@gmail.com.
E’ intanto partita la campagna referendaria contro il contratto, con tanto di pagina FB (“Un Vero Referendum Sul Contratto Fnsi“) per sottoscriverla. “Firmiamo per un vero referendum sugli accordi sindacali e sul protocollo per il lavoro autonomo siglati da Fnsi e Fieg il 23 giugno scorso“, dice lo slogan.
E ieri è stata depositata (qui) l’interpellanza parlamentare al Governo, sottoscritta da cinque deputati, su equo compenso e lavoro giornalistico autonomo.
Le chiamano “guerre di carta” e forse hanno ragione.
Comunque è sempre meglio di un sindacato di cartone e di una pietra tombale sulla nostra professione.
Concluso il pistolotto, mi sorge però una domanda spontanea e maliziosa: dei molti (spero) che parteciperanno alle manifestazioni romane, quanti, come me, si pagheranno di tasca la trasferta e quanti se la faranno rimborsare da Ordine, Assostampa varie e organismi di appartenenza?
No, perchè è bello contestare coi soldi degli altri.
Chi ne ha il coraggio, risponda.