Prima la smania delle abbreviazioni (info, meteo, etc). Poi quella degli acrostici, con particolare riferimento ai musei (di MoMa ce n’è uno, se quello del paesello lo chiamo MuASCan, cioè Museo di Arte Sacra di Canicattì, sono solo provincial-ridicolo). Ora dperò all’America sta arrivando anche l’insopportabile vezzo di battezzare con nomi propri le perturbazioni meteorologiche. Quelle che una volta il compianto colonnello Bernacca chiamava “atlantiche” e “basse pressioni” ora infatti si chiamano “Igor”, come l’ultima che sta incombendo su di noi. Lo apprendo dalla stampa. E presumo che la scelta onomastica derivi dal nome del ricercatissimo omicida di Budrio detto il russo, sebbene pare che in realtà sia balcanico. Ma anche se derivasse dal servo gobbo di Frankenstein Junior (in tal caso, però, in omaggio alla lingua di Trump lo pronuncerebbero Aigor, per dimostrare che sanno l’inglese), la sostanza non cambierebbe: rimane un’abitudine demenziale. Che tra l’altro si aggrava per il fatto che non vengono mai scelti nomi normali come Roberto, Paolo o Laura, ma esotici. Ci manca solo che comincino a usare anche la K (Kunegonda, Klaudine, Karl. etc), poi siamo tutti.