Mentre da un lato le lamentele degli agricoltori per gli sfavorevoli eventi atmosferici genera assuefazione nell’opinione pubblica, distogliendo l’attenzione dai problemi strutturali del settore, dall’altro qualcuno dipinge il mondo agricolo come un’inesistente arcadia bucolica e alimenta l’idea tutta televisiva di una ruralità puramente immaginaria.

L’agricoltura è in genere un argomento negletto sui media, che fa titoli solo quando c’è qualche scandalo.
Eppure, oggi, bum! Tre-notizie-tre hanno illuminato l’aere dell’informazione agricola toscana.
La prima è questa: “Allarme pioggia a Siena. Paralisi nella raccolta delle olive, semina del grano in tilt”. La seconda è questa: “Il ritorno alla terra? Una chance per superare la crisi. Gli appassionati inviti di Carlo Petrini e del presidente della Toscana Enrico Rossi ai giovani”. La terza è questa: “Chiamato a parlare ai Georgofili, lo scrittore Antonio Pascale accusa gli intellettuali-opinion maker di poca competenza e di rappresentare un’agricoltura di comodo”.
Peccato che le prime due siano autogol.
Sia chiaro: che la continua pioggia danneggi grandemente l’attività (nel senese quest’anno le precipitazioni sono state superiori alla media del 59%) è vero. La raccolta olivicola è davvero impossibile, le semine sono realmente bloccate da un terreno fradicio che, per risanarsi, potrebbe chiedere settimane di improbabile bel tempo. E’ però una cosa che, come si dice, ci sta. Quello che invece è tragicamente più importante è che, se le intemperie non ci fossero, i problemi del settore primario rimarrebbero esattamente gli stessi: grandi e insormontabili. Olivicoltura in sistematica, forse irreversibile perdita; cerealicoltura in coma strutturale profondo; indebitamento delle aziende al limite dell’insolvenza; assoluta mancanza di prospettive.
Eppure, nonostante questo quadro fosco, l’ineffabile coppia-slow Petrini&Rossi che fa? Sceglie un uditorio di 400 studenti degli istituti agrari toscani per rilanciare la barzelletta dei farmers market come ciambella di salvataggio per le fattorie al colpo di pistola, la novella dei “contadini” da valle degli orti e delle immancabili “buone pratiche”, nonché lo specchietto per le allodole dei finanziamenti ai giovani agricoltori. Quasi che incentivare la nascita di nuove aziende in un comparto decotto fosse la soluzione.
Ci ha pensato nel pomeriggio lo scrittore Antonio Pascale a rimettere le cose al loro posto, con un intervento al vetriolo in occasione del suo intervento all’Accademia dei Georgofili su “Agricoltura vera, agricoltura immaginata”: “Noi abbiamo delle opinioni”, ha detto. “Le nostre opinioni vengono lette dai politici e tradotte in norme e leggi. Se abbiamo opinioni profonde esprimeremo politici profondi che faranno buone leggi, al contrario le nostre cattive opinioni formeranno cattivi politici. E’ uno schema semplice ma ha un vantaggio, la nostra attenzione si focalizza non sui politici, non sulle leggi ma sulle nostre opinioni. Ora, chi cura le nostre opinioni? Gli intellettuali. In alcune discipline, come per esempio l’agricoltura, una disciplina complessa che prevede l’uso di molte “culture”, come sono le nostre opinioni? Molto superficiali, in verità. Ed è veramente un peccato, in quanto l’agricoltura è una scienza complessa e affascinante e dal suo buon sviluppo dipende il futuro del nostro pianeta. Il fatto è che i nostri intellettuali che svolgono in materia agricola il ruolo di opinion maker hanno poca competenza e spesso preferiscono rappresentare un’agricoltura di comodo, immaginaria e non indagare con competenza sull’agricoltura reale. Preferiscono amplificare alcuni concetti come biologico sì pesticidi no, chilometro zero sì supermercati no e così via. Queste diatribe son prive di significato e danneggiano le nostre opinioni. Prima di arrivare allora alle conclusioni sarebbe utile indagare su come funzionano le cose. Come funziona oggi la nostra agricoltura? Quali sono state le innovazioni tecnologiche? Quali saranno le sfide che dovremmo per forza affrontare? “.
Ha ragione. Sa quel che dice. Perché Pascale, oltre che scrittore, è agronomo. E lavora al Ministero delle Politiche Agricole.