“Il Paradiso è un’isola. Anche l’Inferno“, recita il titolo della prefazione di questo volumetto memorabile dedicato alle terre emerse più piccole, lontane, inospitali, sconosciute e spesso ostili del globo. Una lettura entusiasmante. E spesso sconvolgente.
Devo la scoperta di questo libretto irresistibile al regalo di un caro amico.
Il volume non è nuovissimo (è uscito nel 2009 e pubblicato in Italia per la prima volta nel 2013), ma non può mancare nella biblioteca di chiunque ami i viaggi, i luoghi lontani, le storie oscure e magari dimenticate, spesso tragiche.
Si parla di isole, ancora una volta.
Ma in un modo e con un taglio diverso da tutti.
Anche in questo caso, come nel libro di Borsani che ho recensito qui giorni fa, le isole sono 50. Ma sono scelte tra le più sperdute, irraggiungibili, inospitali, deserte o poco abitate, spesso evacuate, lontane, disgraziate o semplicemente sconosciute del globo.
“Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò“, mette le mani avanti l’autrice, Judith Shalansky, già nel sottotitolo del suo “Atlante Tascabile delle Isole Remote” (Bompiani, 240 pagine, 15 euro). E parte con un viaggio letterario fatto a tavolino, in biblioteca, alla scoperta di luoghi e vicende di cui uno nemmeno immagina l’esistenza. Impossibile, avverte sempre l’autrice, verificare la veridicità delle notizie che ho trovato su quei posti, ma una cosa è certa: “Le ho trovate“.
E nella stragrande maggioranza dei casi di tratta di fatti drammatici, di morti crude, di aneddoti cupi.
Tutti intrisi però, in qualche modo, di una propria poesia e di un proprio epos, a volte quello delle esplorazioni tragiche e coraggiose, a volte quello del cinismo più spinto.
Era da quando presi in mano “L’isola di Sachalin” di Cechov che non mi facevo risucchiare dalle pagine come mi è successo in questo caso.
Di tutte le isole, raggruppate per mari o oceani, ci sono i nomi nelle diverse lingue, una mappa, una sintetica tavola sinottica dei fatti salienti che la riguardano (scoperta da chi, quando, etc), le coordinate geografiche, le distanze dalle isole e dalla terraferma più vicine, l’estensione, il numero degli eventuali abitanti e un testo che non supera le due pagine, ma spesso di un’intensità terribile.
Edizione curata, grafica magnifica, bei colori e bella carta fanno del libello una sorta di scrigno ove si nascondono i segreti puntiformi del mondo.
Una presenza fissa, da mesi, sul mio comodino.