Il senso di una candidatura indipendente e forse ingenua – la mia – avanzata per puro spirito di servizio, la viscosità con cui il sistema tende ad accogliere chi pensa di presentarsi senza far già parte di “gruppi” più o meno consolidati e riconosciuti e comunque l’idea che, entrati una volta nel “salotto buono”, si diventi inamovibili a un punto tale da poter aspirare (se non pretendere) a rimanere per sempre nel giro delle “rappresentanze” di qualcosa. Come dimostra l’amara lettera di un collega.
Faccio il giornalista da un quarto di secolo, ma ho commesso l’errore (errore?) di non “apparentarmi” mai – tranne una volta e di sfuggita, facendoci puntualmente la figura del fesso – alle copiose consorterie e correnti, ideologiche o lobbystiche, che pervadono la categoria. Così ho dovuto assistere dall’esterno, impotente, al progressivo quanto catastrofico avvitarsi della professione. La guida della quale, sia sul versante ordinistico che sindacale, è sempre apparsa anguillescamente strumentale rispetto alle “cupole” di cui sopra anzichè funzionale al buon nome, al prestigio, ai principi, al rispetto delle regole di un mestiere delicatissimo e variegato come il nostro. E ciò nonostante i ricorrenti mal di pancia che tale consuetudine ha provocato.
Da qui la decisione di candidarmi (vedi), come indipendente è ovvio, alle elezioni del 23 maggio prossimo per il rinnovo del consiglio dell’OdG della Toscana, elenco professionisti. L’esperienza, ho pensato, va sempre messa al servizio della comunità e a me è sembrato che il momento sia arrivato.
Mi pare però, in proposito, piuttosto significativa la testimonianza che un collega fiorentino, ma soprattutto un amico di vecchia (anzi, ahinoi, vecchissima data) come Domenico Mugnaini, un po’ a sorpresa ha pubblicato stanotte su Facebook a proposito delle sue improvvise dimissioni da sindaco revisore dell’Assostampa toscana.
E’ una lettera che, aldilà degli aspetti personali, punta il dito proprio su una questione fondamentale che da sempre attanaglia le due facce del Giano giornalistico, Fnsi e Ordine. “Pensavo – scrive in sintesi Mugnaini – di arrivare alla fine del mandato e poi lasciare ai più giovani…Vedo che, invece, c’è chi pensa di poter continuare a rappresentare una categoria sempre e comunque, in ogni luogo e con ogni incarico… Non importa che qualcuno mi ricordi che Ast e Ordine sono cose distinte: lo sono sulla carta non certo nella realtà dei fatti. Qualcuno in queste mie parole leggerà tanta rabbia. Sbaglia: c’è solo molta amarezza per aver creduto, in passato, a percorsi che dovevano portare a far crescere colleghi giovani che, con la loro freschezza, potevano rilanciare la nostra professione a partire proprio dagli organi dirigenti sia dell’Ordine sia del sindacato”.
Il messaggio è chiaro: a parole si predica l’avvicendamento, il rinnovamento, il progressivo ricambio delle figure di vertice, sia per dare linfa nuova che volti nuovi alla categoria, ma poi alla fine c’è sempre qualcuno che preme per riciclarsi, per passare da una carica a un’altra, in un eterno ping pong somigliante più al gioco delle parti che alla logica, in un perenne interscambio formale di abiti e cariche dove alla fine, più che portatori di idee, i giovani finiscono per essere il mezzo attraverso il quale legittimare la permanenza del vecchio.
Personalmente non ho nulla contro nessuno dei colleghi, emergenti o di antico pelo, che si candidano ad occupare le posizioni di vertice dell’Odg toscano e tantomeno contro chi (ne stimo anzi molti) aspira a ruoli più marginali.
Ma non posso fare mio il sentimento di disagio espresso da Domenico Mugnaini di fronte alla dimostrazione evidente che, mentre tutto apparentemente è fermo, cìè in realtà una macchina ben oliata che lavora in silenzio per garantire certi automatismi. con buona pace di chi, come me o lui, per quanto scafato si illude che tutto abbia un limite.
Qui sotto ecco l’intervento integrale pubblicato stanotte su FB da Domenico Mugnaini.
Pubblico ora, a distanza di qualche giorno, la lettera da me scritta, di getto, lo scorso 11 maggio e indirizzata al presidente dell’Ast, alla presidente dei sindaci revisori e ai consiglieri dell’Ast, con la quale mi sono dimesso dall’incarico di sindaco revisore. Lo faccio a pochi giorni dalle elezioni dell’Ordine, alle quali non sono candidato. Qualcuno mi ha detto che e’ una lettera troppo amara, allora lo voglio rassicurare: io continuo a credere nel futuro anche perche’ credo fermamente nella Provvidenza.
Domenico
Carissimi Stefano e Susanna,
Ho appena ricevuto l’e-mail con alcune candidature per le prossime elezioni dell’Ordine dei giornalisti della Toscana e sono rimasto un po’ ‘turbato’. Anzi, parecchio. Nei nostri giornali non passa giorno senza un editoriale o un articolo in cui si chiede, o ‘invoca’, un rinnovamento della classe politica. Ho cominciato a fare sindacato molti anni fa: un mandato all’Ast e uno all’Ordine. Poi alle ultime elezioni della nostra Associazione mi fu chiesto, ‘’per spirito di servizio’’, di presentarmi nel collegio dei revisori, di cui ero stato nominato anche presidente, carica dalla quale mi dimisi poco dopo per motivi personali. Pensavo di arrivare alla fine del mandato come sindaco e poi lasciare ai piu’ giovani, a quelli che si sono da poco affacciati a una professione che rispetto a quando ho cominciato e’ molto cambiata. Vedo che, invece, c’e’ chi pensa di poter continuare a rappresentare una categoria sempre e comunque, in ogni luogo e con ogni incarico. E allora e’ bene che lasci, e con questa mia metto la parola fine, anche l’incarico di sindaco revisore. Dimissioni che sono irrevocabili e immediate. Non importa che qualcuno mi ricordi che Ast e Ordine sono cose distinte: lo sono sulla carta non certo nella realta’ dei fatti. Qualcuno in queste mie parole leggera’ tanta rabbia. Sbaglia: c’e’ solo molta amarezza per aver creduto, in passato, a percorsi che dovevano portare a far crescere colleghi giovani che, con la loro freschezza, potevano rilanciare la nostra professione a partire proprio dagli organi dirigenti sia dell’Ordine sia del sindacato. Una professione che sempre piu’, negli ultimi tempi, e’ al centro di polemiche e attacchi spesso ingiustificati ma alcune volte non del tutto fuori luogo. Detto questo, auguro a voi e a tutti i colleghi ogni bene, e per questo restero’ iscritto all’Ast, perche’ dopo quasi 30 anni continuo ad amare questo lavoro che cerco di fare, nel mio piccolo, con grande onesta’ e tantissima umilta’. Parole per me non vuote di significato ma nelle quali credo fermamente al di la’ di ogni sbaglio che, per primo, posso commettere. Parole nelle quali credo anche quando qualcuno, nei miei confronti, non ha avuto e non ha lo stesso atteggiamento.
Vi saluto e con voi saluto tutti i colleghi
Domenico Mugnaini