Leggo che in Indonesia un giovane, rimasto alla deriva su una zattera per 49 giorni, è stato salvato da una nave che lo ha incrociato per caso.
Bene.
Leggo poi che “dopo aver fallito nell’attirare l’attenzione sventolando un panno, (il naufrago) ha spostato la sua radio su una frequenza di emergenza e il capitano della nave l’ha trovato”.
Ribene, ma allora dov’è il ritrovamento casuale?
Il bello però arriva dopo: “Il salvataggio è stato complicato dalle onde alte e i membri dell’equipaggio hanno gettato una fune per aiutarlo mentre la nave circondava il suo minuscolo velivolo”.
In pratica il grande ma flessibile cargo si è stretto come in un abbraccio attorno alla proiezione che la zattera, libratasi nel frattempo in aria, gettava sull’acqua mentre il volenteroso equipaggio scagliava cime verso il cielo nella speranza che il ragazzo le afferrasse.
Cronaca lisergica.