ProViMu è la neonata associazione dei produttori di vino mugellani: 17 soci per 151 ettari di vigneto e circa 192mila bottiglie prodotte. Tutto destinato però ad aumentare presto, come le ambizioni.

 

All’inizio c’è stato qualche visionario pieno di coraggio, capace di prevenire il cambiamento climatico e di cavalcare la moda del Pinot nero made in Tuscany. Il resto è venuto da sè, in un crescendo reso tumultuoso dallo spontaneismo e dalle condizioni socioeconomiche favorevoli. Così, oggi, il Mugello – la vasta valle a nord di Firenze e a sud dei passi appenninici, che corrisponde all’alto corso del fiume Sieve – si trova a rivendicare lo status di nuovo distretto vinicolo, con ciò che questo comporta. Inclusa la rinuncia a un immaginario collettivo e a una tradizione-vocazione legati alla cerealicoltura e alla zootecnia e l’acquisizione di una nuova consapevolezza imprenditoriale, con le sue implicazioni anche in termini di richiesta di attenzione politica e di provvedimenti dedicati.

Lo dimostra la nascita, nell’ultimo ventennio, di decine di aziende vinicole: spesso microcantine ma a volte cantine strutturate, frutto di investimenti mirati da parte di importanti operatori del settore (Frescobaldi, Fratini, Antinori, etc), che stanno mutando profondamente lo scenario fondiario ed economico del comprensorio.

Non c’entra però solo il fatto che, col cambio del clima, la quota-vigneto si è innalzata, rendendo possibile ciò che fino alla fine del secolo scorso non lo era. C’entra anche la crisi dell’agricoltura tradizionale, che ha “liberato” e messo sul mercato a basso costo vaste estensioni di terreno precedentemente riservate ad altre colture.

Il prezzo per cominciare a sognare oggi oscilla – parola di un addetto ai lavori – tra i 5 e i 15mila euro: è questo il costo, davvero abbordabile e anzi decisamente invitante, di un ettaro di terreno “vitabile” in Mugello. E il prezzo di un ettaro di vigna? “Non c’è, semplicemente perchè vigne in vendita non ce ne sono: chi le ha, se le tiene strette“, precisa l’addetto medesimo. Quindi a chi ha ambizioni non resta che comprare il terreno e piantarne di nuove.

Tutti dettagli emersi a margine della presentazione fiorentina di ProViMu, la neonata associazione dei produttori di vino del Mugello (“viticoltori, non vignaioli“, sottolineano) presieduta da Stefano Bettini (titolare della Rosss e della Fattoria di Cortevecchia), che riunisce per ora diciassette aziende delle più svariate dimensioni (la più piccola è di 0,56 ettari, un’altra produce appena 500 bottiglie, ma c’è chi ne produce anche 40mila) per un totale di 151 ettari di vigneti, 64 etichette in commercio e una produzione media di 192mila pezzi l’anno.

Al di là delle prevedibili petizioni di principio (qualità e salubrità dei prodotti, preservazione del suolo e degli ecosistemi, agricoltura etica e sostenibile, territorialità dei vini, promozione delle produzoni, etc), però, la domanda è come e con quale identità sostanziale questa nuova realtà istituzionale si collochi nel quadro delle politiche vinicole regionali e non.

Nessuna interferenza e anzi desiderio di collaborazione, assicurano,  con il Chianti Rufina docg e con l’Associazione dei produttori del Pinot Nero dell’Appennino toscano, le cui aree di produzione in più zone si sovrappongono a quella della ProViMu: “Non ci siamo voluti fermare – afferma Bettini – alla territorialità più classica e ristretta, ma abbiamo guardato semmai a una fattispecie di uso del territorio, e questo ci ha consentito di allargare l’orizzonte fino alla Valdisieve e a Fiesole: quello che si fa a Pontassieve si fa anche a Scarperia, abbiamo voluto sentirci inclusivi nei confronti di territori assimilabili”, con un ventaglio ampelografico ampio che, oltre al Pinot Nero, abbraccia anche il Sangiovese e i tanti altri vitigni da tempo coltivati nell’area: Malvasia, Trebbiano, Merlot, Teroldego, Chardonnay, Sauvignon blanc,Riesling, Traminer, Muller Thurgau,  Petit Manseng e perfino Rebo.

Con l’Università di Firenze ProViMu punterà poi alla sperimentazione varietale e clonale delle uve per valutare le più idonee alle caratteristiche del Mugello. Legata a questo progetto, insiste Bettini, c’è quella di far riconoscere il Mugello come territorio vocato alla viticoltura.

A sostegno del progetto ci sono il mondo accademico e quello della ricerca.

Prove tecniche per la creazione di un marchio ad hoc o, addirittura, per una Doc?

In ProViMu assicurano di no. Per ora, aggiungiamo noi.

Tutte domande che porremo di nuovo al Vinitaly e all’Appenninia Wine Festival di Vicchio, a maggio prossimo.