Il caso accrediti è ormai un bubbone: la fiera ti inonda di comunicati, ma non risponde alle richieste. Anche gli espositori, però, fanno conferenze stampa a cui invitano i giornalisti. I quali, per entrare, dovrebbero tuttavia fare il biglietto…

Partiamo con le premesse.
Premessa prima: qualunque ente, evento e ufficio stampa, Expo compresa, ha il pieno diritto di concedere o denegare accrediti stampa a chi vuole, senza neppure doversi giustificare. Insomma, nessun “diritto all’accredito” per nessuno.
Premessa seconda: fermo quanto al punto sopra, a richiesta è comunque doveroso rispondere e presto.
Premessa terza: nessuno mi toglierà dalla testa che ci sono liste a, b e c (cosa non simpatica ma legittima) dall’appartenenza alle quali dipende l’an, il quando e il rifiuto del rilascio dell’accredito.
Premessa quarta: è ormai chiaro come il sole che l’ufficio stampa dell’Expo si sta approfittando dell’alluvione di richieste per costituirsi un gratuito database, visto che ai questuanti viene chiesto perfino il numero di scarpe.
Premessa quinta: che qualche filtro o diga contro i troppi caballeros un megaevento come quello dovesse porlo, era logico e necessario.
Premessa sesta e ultima: chiunque faccia seriamente questo lavoro sa benissimo che l’accredito non serve affatto a “entrare gratis“, ma a poter godere dei servizi e delle agevolazioni per svolgere meglio il proprio mestiere di cronisti.
Tanto premesso, la questione accrediti stampa all’Expo sta diventando un bubbone nazionale perchè, a quanto se ne sa, il solerte ufficio stampa ha passato tutte le richieste ai raggi x (per anche comprensibili “ragioni di sicurezza“) ma poi non ha risposto nè sì, nè no a nessuno, lasciando tutti in sospeso. Insomma a pochi giorni dal via nessuno sa se verrà accreditato o meno.
Cosa, questa sì, inconcepibile, visto che gli organizzatori hanno preteso dai richiedenti anche l’indicazione del periodo della visita (il che comporta programmazioni, viaggi, trasporti, etc).
Su FB è da qualche giorno partito un vero e proprio sondaggione (vedi qui) sull’argomento.
Ma ormai la fantasia sta superando la realtà.
Cominciano infatti ad arrivare a decine, ai giornalisti, gli inviti stampa inviati dagli espositori presenti all’Expo. Quelli che dicono “caro giornalista, siamo lieti di invitarti alla conferenza stampa…che si terrà nel nostro padiglione“.
Ohibò, ho chiesto a uno di questi (attendo ancora la risposta), ma io all’Expo come entro?
Ben che vada potrei entrare pagando il biglietto, direi.
Nulla di male se è per scrivere un articolo o se inviato dal mio giornale.
Ma pagare l’ingresso (quante volte, poi: una per ogni giornata in cui mi hanno invitato alle conferenze stampa?) per partecipare a qualcosa che nemmeno so se mi interesserà, mi pare troppo.
Gli ingegnosissimi capataz del baraccone come penseranno di risolvere il problemino, quando il conto alla rovescia sta per scadere e il vaso della pazienza per traboccare?
Già, perchè si fa presto a dire “Io all’Expo non ci vado“.
Se il mio lavoro me lo impone, io ci devo andare.
Ed ecco così profilarsi il paradosso: entro da visitatore, vado alla conferenza stampa e, oplà, ne esco nuovamente giornalista!
Pazzexpo, no?