Perdonate la rima, ma ci vuole davvero un talento perverso (e anche un po’ di sfortuna) per “lanciare” una reclame da 10 secondi proprio durante l’esecuzione del corner che porta al pareggio degli azzurri. Morale: per alcuni attimi di rinviabilissima pubblicità gli spettatori si sono persi il gol di Cassano. Capolavoro di involontaria comicità della soporifera coppia Gentili-Dossena ed ennesimo atto autolesionistico della tv di Stato.

In vita mia avrò visto in tv alcune migliaia di partite di calcio, ma non ne ricordo nemmeno una in cui il telecronista abbia avuto la dabbenaggine e la malasorte di “chiamare” la pubblicità proprio nel momento esatto in cui una delle due squadre segnava, lasciando sbigottiti e arrabbiati i telespettatori che, senza aver visto nulla, alla ripresa della trasmissione si ritrovavano i giocatori abbracciati in campo.
Ha colmato la lacuna ieri sera, durante la diretta del secondo tempo di Estonia-Italia, l’ineffabile Bruno Gentili, mezzobusto Rai dalla voce vellutata rubato a Tutto il Calcio Minuto per Minuto. Con alcune ragguardevoli aggravanti, però: intanto gli zoppicanti ragazzi di Prandelli erano clamorosamente in svantaggio, poi stavano attaccando e, soprattutto, dopo alcune tambureggianti azioni dei nostri Pirlo – non uno qualunque – stava per battere un corner.
Si dirà: sfortuna. Gentili non poteva ovviamente sapere che in quell’azione ci sarebbe scappato il gol. Certo, non c’è dubbio. Però di solito si segna (e comunque c’è lo spettacolo) quando le squadre sono in attacco e, di conseguenza, altrettanto ovviamente la pubblicità si lancia durante le pause di gioco, le sostituzioni, gli infortuni, le rimesse dal fondo. Non nel clou del match.
Si dirà ancora: era una pubblicità “tassativa”, di quelle che per contratto devono andare in onda a un’ora precisa e inderogabile, con costose penali in caso di sforamento. Vabbene, dico io, ma a parte l’incapacità tutta mia di comprendere come possa essere tassativo uno spot di 10 secondi (fa differenza se lo trasmetto al 15” o al 45” del minuto prefissato?), possibile che il telecronista non abbia la sensibilità di capire che “l’attimo” è topico e il lancio inopportuno? Possibile che lui, i tecnici, gli assistenti, i dirigenti, l’inserzionista perfino non abbiano compreso nè potessero comprendere che imporre un’interruzione in una fase fatale della partita è in tutti i sensi (anche pubblicitariamente) un autogol? Evidentemente no.
Il problema è che questo scivolone è la ciliegina sulla torta dell’inadeguatezza generale che traspare da sempre dalle telecronache di Raisport. I commenti sono in media soporiferi, spenti, infarciti di luoghi comuni, solitamente compiacenti verso gli azzurri, le critiche arrivano col contagocce, ci sono banalità diffuse e scarso spessore tecnico nonostante la presenza di ex giocatori in veste di “spalla” (Beppe Dossena non fa rimpiangere il pietoso Salvatore Bagni, ma nemmeno lo fa dimenticare), abbondano le sbavature e i tempi morti, non mancano i commenti fuori onda trasmessi in diretta e altri tragicomici infortuni. Per non parlare delle stucchevoli, inutili e a volte perfino fastidiose “note” da bordo campo, dove l’inviato cerca di guadagnarsi la pagnotta annunciando i nomi dei sostituiti e dei sostituti che tutti vedranno in diretta pochi secondi dopo, o “rubando” alla voce del commissario tecnico i trascurabili consigli dati ai giocatori.
Il tutto paludato però come un evento epico e palpitante, intriso di sovreccitazione, con inutile spreco di inviati, intervistatori, commentatori (ieri ne ho contati cinque).
Insomma, diciamo la verità: per competenza, nerbo, qualità non c’è paragone tra le telecronache sportive della Rai e quelle di Mediaset. Figuriamoci con quelle di Sky che, onestamente, sono di un altro pianeta. Se ci si abitua a quest’ultime, tornare a seguire le partite sulla tv di stato è un incubo desolante, tra papere, approssimazioni, piattezza e quella certa sensazione da svacco romano che, come una pellicola, avvolge puntualmente ogni trasmissione di viale Mazzini. Dispiace dirlo, ma è così.

PS. Minisondaggio: chi si ricorda che pubblicità fosse quella andata in onda durante il gol di Cassano? Io per l’arrabbiatura l’ho rimossa. Un effetto-maschera che dovrebbe far pensare i cervelloni del marketing e della pianificazione pubblicitaria.