Si chiama overtourism, ovvero “turismo di massa fuori controllo”. L’ultimo report dell’Italian Institute for the Future lo inserisce tra i dieci long-term megatrends del futuro su scala globale. Se ne parlerà il 10/10 al prossimo TTG di Rimini.

 

L’intensa frequentazione degli aeroporti e della fauna che li ospita, per non dire di piazze e luoghi famosi, non può che indurre l’osservatore attento a trarre una conclusione evidente: i migranti non sono solo quelli dei barconi, ci sono anche quelli con le ali.
Nel senso innanzitutto che, invece di navigare, volano.
E che non sono nemmeno consapevoli di essere migranti, perchè credono di essere turisti. Poveri illusi…
I forzati, anzi i deportati della mobilità low cost (e a tutti i “cost”) hanno ritrasformato le aerostazioni odierne nelle caotiche, popolari stazioni ferroviarie di ieri, quelle con gli accelerati sbuffanti e i facchini, piene di gente con valigie di cartone, sebbene sostituite dai trolley made in China di oggi. Quelle stazioni dove, al via delle ferie, si saliva in carrozza direttamente dal finestrino per prendere il posto, nello stesso modo in cui ora si indossano sei strati di vestiti anche se è agosto per avere un bagaglio piccolo e leggero, da portare in cabina senza sovrapprezzo. Ma la sindrome è identica.
I migranti con le ali sono i medesimi che viaggiano e vanno all’estero come prendono il bus in città, quindi con addosso quello che possono, della stessa bruttezza e della stessa sconcertante piattezza degli abiti di tutti i giorni: ciabatte, canottiere, felpe con cappuccio da spacciatore o spaccatore (di vetrine) griffate o pseudogriffate. Pronti come clochard a bivaccare notti intere su panchine e in sale d’attesa maleodoranti.
Sono gli schiavi della vacanza, quelli che anzichè un bel fine settimana serviti e riveriti in un posto gradevole preferiscono fare due settimane in un posto esotico con tariffe last minute stracciate, servizi da viaggio-con-vendita-di pentole, alberghi a una stella e mezzo di standard macedone.
E’ il sistema sovrappopolato di pavlovacanzieri su cui l’industria del trasporto e del turismo fa soldi a palate grazie poi a ricarichi occulti, panini di bordo a pagamento, gabelle, extra a sorpresa, servizi sotto zero, acqua minerale in bottiglia venduta come fosse Sassicaia.
I migranti con le ali si trasformano poi in migranti con le ruote quando, vomitati fuori dall’aeroporto e recuperato un bagaglio irto di ombrellini-souvenir e gondole di plastica, prendono d’assalto i mezzi dei trasporti urbani, riempiendone più d’uno con una mandria sola, smaniosi come sono di andare a mangiare un gelato finto, un sandwich farlocco e una pizza a taglio in un posto celebre solo in quanto raccomandato da Tripadvisor. Venezia e Firenze (chi si ricorda lo “zingaraio” evocato nel lontano 2002 da Antonio Paolucci?) docent. Nel capoluogo toscano, dicono, il 18% degli appartamenti del centro storico è offerto su Airbnb, a Matera addirittura il 25%.

Chi governa e chi studia il fenomeno si è accorto da tempo, ovviamente, di questa deriva sociale pericolosa e dannosa. Lo chiamano overtourism, ovvero “turismo di massa fuori controllo“. L’ultimo report Long-Term Megatrends 2018 dell’Italian Institute for the Future lo inserisce addirittura tra le dieci tendenze del futuro più imponenti su scala globale.

Il tema sarà trattato in un convegno a Rimini (mercoledì 10 ottobre, ore 15) alla prossima edizione di TTG Travel Experience, con l’intervento del presidente e co-fondatore dell’istituto Roberto Paura sul vasto ventaglio di problematiche che le ondate di “migranti con le ali” portano con sè, a cominciare dal pesante impatto sulla sostenibilità ambientale. Una dinamica già in atto che sta conducendo ad una serie di provvedimenti di regolamentazione, per ora spot, da parte di governi e amministrazioni locali.

Quale la tendenza nei prossimi anni? “Sempre più regolamentazione, anche da parte del Parlamento Europeo”, preannuncia Paura.

Dopo le ali, la contraerea?