Sul Corriere di oggi Gian Antonio Stella racconta dell’appropriazione indebita compiuta, nello sconcertante silenzio delle nostre autorità, dal governo di Zagabria della nazionalità del famoso viaggiatore. Al quale in Cina hanno dedicato un museo, invitando a inaugurarlo l’ex presidente croato Mesic. Ma anche Stella arriva tardi: lo “scippo” risale al 2008 e il sottoscritto l’aveva puntualmente denunciato…
In un interessante articolo sul Corriere di oggi (qui), Gian Antonio Stella giustamente si scandalizza e altrettanto giustamente confuta le stravaganti pretese del governo croato, secondo il quale Marco Polo, il celeberrimo autore de “Il Milione”, sarebbe appunto croato e pertanto ascrivibile al novero degli eroi nazionali di quel paese. Con il nome di “Marko”, va da sé.
Un delirio? Mica tanto.
Citando la notizia riportata dall’agenzia Hina e ripresa dal quotidiano della minoranza italiana «La voce del popolo» di Fiume, Stella rileva che, alla recente inaugurazione del museo dedicato al viaggiatore nella città cinese di Yangzhou, sarebbe stato invitato come ospite d’onore non il nostro ambasciatore a Pechino, o un rappresentante dell’Istituto Italiano di Cultura o magari un ministro, ma l’ex presidente del paese ex jugoslavo, Stjepan Mesic.
Aldilà delle ridicole forzature storiche evidenziate da una simile teoria, e basate sulla leggenda, la cui veridicità è tutta da dimostrare, che “Marko” fosse nato nell’isola dalmata di Curzola (luogo peraltro di cultura non veneta, ma venetissima), dice in sostanza il giornalista, è possibile che il nostro paese sia riuscito perfino a farsi “scippare” impunemente, senza reagire, un personaggio come Marco Polo?
Possibile cioè che nessuna autorità italiana fosse informata del progetto o non abbia trovato la forza, la voglia, l’esigenza di intervenire presso le autorità cinesi per impedire l’asseveramento di una falsità tanto clamorosa, planetaria e fuorviante?
Gli interrogativi del giornalista sono pienamente condivisibili. Ma i suoi rilievi (e quindi il ritardo dell’Italia sulla vicenda) arrivano fuori tempo massimo.
La rivendicazione ufficiale di “Marko” Polo come celebrità croata e la sua elezione a testimonial del genio di quel popolo risale, infatti, addirittura al 2008.
Quando alla Bit di Milano, la Borsa Internazionale del Turismo, il faraonico stand dell’ente turistico della Croazia già esponeva ampi pannelli sull’argomento, con tanto di ritratti serigrafati, e inseriva l’esploratore veneziano tra i “100 tesori della creatività e della qualità croate” sotto lo slogan “Be CROative!”. Tra le eccellenze di quel paese compariva non solo il personaggio Marco Polo, ma un olio extravergine che portava il suo nome, a testimoniare il “legame indissolubile” tra quella, i suoi “figli” e i suoi prodotti.
Il sottoscritto prima si sorprese, poi si scandalizzò e poi ovviamente scrisse un paio di articoli sull’argomento, passati del tutto inosservati.
Ora, che i miei articoli passassero inosservati è del tutto plausibile. Ma che lo passasse la clamorosa e pubblica “appropriazione indebita” della nazionalità di Marco Polo, avvenuta in una grande fiera italiana, sotto gli occhi di autorità, dirigenti, politici, pubblici amministratori e operatori turistici, mi pare meno plausibile.
Del resto, che i croati tentassero di impossessarsi della paternità dell’esploratore italiano se n’era accorto, nel 2007, anche il Financial Times (qui), sollevando non poche polemiche (qui)
Eppure così andò.
E adesso ci ritroviamo, in Cina, un museo dedicato al “croato” Marko Polo.
Ah, dimenticavo. I croati mica mollano l’osso. Se andate a visitare (qui) il sito ufficiale dell’Ente nazionale croato per il turismo, trovate testualmente quanto segue: “Dall’illustre filosofo medievale Herman Dalmatin, nato in Istria, al viaggiatore ed esploratore Marco Polo, nato a Korčula (Curzola), dal Michelangelo croato, il miniaturista Julje Klović, al maggior fisico, matematico ed astronomo del proprio tempo, il raguseo Ruđer Bošković, per arrivare sino a Nikola Tesla, uno dei piu brillanti inventori di tutti i tempi, originario della Lika, questa non e soltanto una terra dal glorioso passato, ma e anche la patria di grandi uomini”.
Non ho il tempo né la voglia per andare a vedere se tutti i nomi citati sono effettivamente di origine e cultura croata. Ma il caso Polo rimane clamoroso.
E ora vediamo se qualcuno mi taccia di nazionalismo.