C’era un tipo che si vantava di non far fare copie, bensì “fotocopie” delle chiavi di casa. Copie cioè, secondo lui, infinitamente più perfette di quelle normali. Uguali identiche, addirittura migliori, forse. In grado di aprire qualsiasi serratura e magari perfino di farla aprire da sola, per induzione, senza infilare la chiave nel buco.
Appartiene alla stessa cultura chi pensa che il cellulare sia la “fotocopia” del telefono: un telefono inesorabile, infinitamente più preciso, che scova, stana, individua e contringe il ricercato a rispondere anche se e quando non può, non vuole, non sa, non c’è.
La “fotocopia” del telefono è una sorta di gendarme, lo strumento che apre ogni pur sordo orecchio e obbliga a qualsiasi più inopportuna conversazione.
L’utilizzatore medio della telefono in fotocopia ha un codice comportamentale costante: chiama, chiama a ripetizione, chiama cinque, dieci, venti, cento volte a distanza di pochi minuti, certo che non sia possibile che tu non voglia/possa rispondere. Secondo lui, tu devi rispondere. Se non rispondi, è solo perchè non senti. Quindi meglio insistere.
Mica gli salta per la mente che forse stai domendo, o lavorando, o facendo la doccia, o parlando con altri, o trombando, o sei al cinema, o a un funerale, o dal medico, o sei febbricitante, agonizzante, morto.
Lui, imperterrito, richiama.
E io, imprterrito, non gli rispondo per un tempo geometricamente proporzionale alla sua insistenza.