Indovina, indovinello: che posto ritrae la foto qui sopra? Sorpresa: è quella scelta per pubblicizzare il turismo in terra di Lucca. “Land of Puccini”, dice lo slogan (anche se va sulla stampa italiana). Ora, va bene l’originalità e la promozione delle aree minori, ma…

 

Sfoglio un diffusissimo mensile italiano di viaggi e mi imbatto in una pagina pubblicitaria (ridotta la vedete sopra, per intero qui) con una lussureggiante foresta di aspetto sudorientale-asiatico e alcuni slogan in inglese.
D’acchito penso a Thailandia, Vietnam, Cambogia. Al massimo Taiwan. O Forse Macchu Picchu?
Poi guardo meglio e leggo: “The lands of Giacomo Puccini. Lucca. Tuscany“.
Mi stropiccio gli occhi: è proprio così.
Quello che in foto sembrava un villaggio in riva a un fiume, quasi inghiottito da ali di giungla, è in effetti un borgo medievale.
A ben guardare, ma bene parecchio, sull’estrema destra si intuiscono anche alcune non indimenticabili villette a schiera di inconfondibile gusto italico.
Ora, dico: Lucca è una città bellissima e famosissima, la Lucchesia è a sua volta bellissima, la Garfagnana – ovvero il paesaggio, presumo, ritratto nella foto – è altrettanto bellissima, anche se meno famosa. Giusto promuoverla, quindi.
Ma ha senso pagare montagne (appunto) di soldi per una pubblicità senza capo nè coda come questa? Palesemente senza strategia, nè disegno?
Per carità, è vero che il nonno di Puccini era garfagnino, ma chi può saperlo se poi nemmeno lo si spiega da qualche parte in una nota, una didascalia, e sempre ammesso che il collegamento desiderato fosse questo?
Il nome del celeberrimo compositore richiama certamente la città natale, o la Versilia, o il Lago di Massaciuccoli: ma quale ardita associazione d’idee dovrebbe istintivamente legarlo a una pur magnifica veduta montana d’intenso verde bottiglia è un mistero.
The lands…“, poi. Che somiglia a una traduzione maccheronica di “Le terre di…“.
Si fosse voluto alludere ai natali del nonno, si sarebbe dovuto scrivere “The land of“, al singolare mica al plurale. Il tutto in lingua albionica su una rivista in lingua italiana.
Insomma, un pasticcio abbastanza grottesco.
Spero non me ne vogliano quelli di Luccaterre.it, il sito di promozione turistica dell’area.
Ma se io fossi di New York, o di Mosca, o di Bruxelles o anche solo di Milano e vedessi una pubblicità come questa, cosa potrei capire di ciò che il territorio pubblicizzato mi offre? Che c’entra quella veduta con la musica, con Puccini, con Lucca perfino, che nel mondo ha un’immagine del tutto diversa da quella di una terra selvaggia e boscosa?
Altro mistero.
Temo però che la verità sia assai meno misteriosa e assai più prosaica.
Semplicemente, manca la professionalità.
In questo caso, di orchestrare una campagna stampa sui giornali di settore capace di tenere conto degli elementi base del marketing e della comunicazione.
Poco importa che i posti siano belli, la foto sia bella, Puccini sia famoso.
Fare reclame, alle porte della stagione fredda, di una destinazione presentata come un paradiso naturalistico e soleggiato, quasi tropicale, con richiami a un famoso personaggio della cultura che non si capisce cosa abbia a che fare con quei luoghi è un triste, banale, semplice autogol.