L’amico, collega e compare IGP toscoamericano è scomparso il 21 ottobre scorso dopo una lunga, inesorabile malattia. Speravo di rivederlo al mio ritorno, ma lui è stato più veloce. Vale atque vale.

Oltre al vino gli piaceva il rock and roll e già questo ci univa. Il rock and roll buono, quello da adulti. Esattamente come il vino. E poi era cresciuto in terra senese, passando le estati a Murlo con il padre archeologo, un’avventura di vita affascinante. Lì aveva imparato il suo buffo italtoscano, che parlava meglio e più veracemente di un toscano di nascita.
Queste sue indirette radici archeologiche ci avevano avvicinato ulteriormente, come il suo passato di travel writer.
Quando una decina di giorni fa l’ho salutato, dopo un pranzo con amici a casa sua sul quale incombevano contemporaneamente, come macigni, la comune consapevolezza della realtà e la mai sopita voglia di Kyle di sorridere, dicendo che sarei tornato a trovarlo di ritorno da un lungo viaggio, non pensavo che il viaggio, quello vero, l’avrebbe intrapreso lui così presto. Speravo – mi illudevo – di tornare in tempo. Speravo che il poco tempo rimasto fosse comunque meno poco di quanto dicevano.
Per una volta, invece, Kyle è stato più veloce.
Ho saputo tutto dopo, mentre ero infinitamente lontano.
Ora non c’e’ spazio per la retorica, come non ce n’era prima. Del resto Kyle la retorica non sapeva proprio cosa fosse: diceva sempre quello che pensava, sobrio, asciutto e a suo modo scanzonato, senza preoccuparsi di compiacere nessuno e sempre in modo da non offendere chi aveva di fronte.
In poche parole, sapeva fare il giornalista.
Ora che non è più con noi, tutti gli amici pensano di lui la medesima cosa: invece di arrivare ultimo come al solito, con l’inseparabile macchina fotografica al collo, tanto nelle camminate dei pellegrinaggi quanto nelle degustazioni di vino, per una volta sei arrivato primo.
Noi, però, avremmo preferito restassi ultimo.
Vale atque vale.