In un e-book appena pubblicato, l’attacco frontale e un po’ malevolo di uno che informa a quelli che “comunicano”. Ma la sensazione è che le due figure siano ormai come i capponi di Renzo. O come Sandra e Raimondo: al massimo, i protagonisti di una sitcom in cui la realtà è altrove.

Alzi la mano il giornalista che, in carriera, non ha mai maledetto quel rompicoglioni di un ufficio stampa. E alzi la mano l’addetto stampa che, in carriera, non ha mai augurato la morte a quello stronzo di un giornalista.
Perchè il rapporto tra giornalisti e pr è come Casa Vianello: amiamoci così, odiandosi. Senza che nessuno possa fare realmente a meno dell’altro.
Non è cerchiobottismo, è verità.
Se ne occupa, onestamente in modo un po’ troppo sbilanciato per la categoria degli scriventi, un e-book di recente uscita pubblicato (ovviamente) da un collega, Daniele Lepido. Il titolo è “#prelessons” (proprio come un hashtag di twitter) e se ne trova un ampio stralcio (qui) anche su Linkiesta.it.
L’argomento non è nuovissimo e attinge a piene mani all’infinita aneddotica che, tra ironie e rigurgiti acidi, avvolge la storia dei rapporti tra le due categorie. Rapporti in cui, va da sè, torti e ragioni tendono a compensarsi.
Io però vorrei affrontare la faccenda da una prospettiva un po’ diversa.
Con alcune domande.
Uno: giornalisti e uffici stampa o pr (una differenza c’è, ma non è questa la sede per approfondire) oggi sono davvero due categorie contrapposte? Se invece hanno qualche interesse in comune, di che si tratta?
Due: ha ancora un senso il dibattito (non sempre benevolo) sull’intrinseca qualità di quei giornalisti che fanno anche uffici stampa?
Tre: o siamo in una fase in cui tutto quanto sopra è già ampiamente superato, visto che i giornalisti in redazione sono sempre di meno, le redazioni sono sempre di meno e tendono a scomparire e, quindi, i giornalisti passati alle pr sono sempre di più, mentre alla fine ciò che manca a tutti, gli uni e gli altri, sono ormai solo i giornali su cui pubblicare le notizie?
Mica sarà un caso che, oggi, ampia parte del lavoro svolto dalle agenzie di pubbliche relazioni e dagli uffici stampa sia rivolto alla gestione dei flussi di opinioni che circolano in rete, sui blog, i siti, i portali, insomma a tutto ciò che fa parlare, ma non costituisce informazione.
Nel momento in cui il confine tra giornalismo e comunicazione si assottiglia, la zona grigia si allarga. Il primo perde di affidabilità e la seconda, senza filtri nè controlli, riesce a insinuarsi nell’opinione pubblica.
Col paradosso che, in tale dimensione “social“, chiunque può non solo rubare il lavoro del giornalista, ma anche quello dell’ufficio stampa, improvvisandosi pr nell’impalpabile, indistinto, velato e spesso anonimo mondo del web.
E fu così che i due cari nemici si ritrovarono a braccetto, uniti da un insolito destino.
Ricordando i bei litigi andati, come Sandra e Raimondo.