Musicalmente parlando, ieri ho passato una brutta sera.
Prima, mentre al volante facevo zapping sull’autoradio, mi sono imbattuto in una vecchia canzone di Gianluca Grignani e mi sono ricordato, con raccapriccio, di quando alcuni sedicenti critici lo acclamavano come il nuovo Lucio Battisti. Pensate in po’ voi.
Passano dieci chilometri ed ecco affacciarsi un’orrida versione di “Una donna per la amico” del Lucio medesimo.
Arrangiamento enfatico stile fanfara e irritante vocina nasale di cantante non identificato (il timbro somigliava a quello di Ramazzotti), che rendevano la canzone una lagna di banalità insopportabile.
Questo per dire quanto ci corra tra un pezzo bello e uno normale e quanto pesi lo spessore di un artista.
E per rammentare pure quanto, nella stragrande maggioranza dei casi, le cover siano il migliore strumento per dimostrare la qualità degli originali.