Questo mestiere consiste nell’avere intuito e nel tradurlo in indagine. Se però il sistema collassa, la professionalità diventa inutile e, con essa, noi. Tra poco si vota per l’OdG, ma sul punto globale forse manca un dibattito serio.

 

Chiunque abbia fatto questo mestiere conosce bene l’adrenalina della notizia.

Non mi riferisco solo agli scoop e alle notizie di attualità, che implicano prontezza e rapidità, ma soprattutto a quelle piste (astenersi maligni) che accendono la curiosità, la voglia di indagare e di approfondire – magari a medio o lungo termine – tra le pieghe di informazioni apparentemente innocue.

Si tratta, in altre parole, dell’istinto a cogliere le diverse prospettive dalle quali un fatto può essere osservato e, di conseguenza, letto, illustrato, sviscerato.

Possono nascerne articoli, inchieste, reportage di grande originalità, interesse, spessore.

Su questo tipo d’istinto io come altri colleghi abbiamo basato nel tempo gran parte delle nostre (modeste, nel mio caso, ma) durature fortune professionali: ossia nella capacità di raccontare le cose da punti di vista inediti o scavandone di più profondi.

Stamattina all’alba quindi mi sono svegliato e, vagando col pensiero tra le cose da fare in giornata, mi è venuta la classica folgorazione. Un’idea di sicuro interesse giornalistico.

In altre epoche sarei balzato giù dal letto e mi sarei messo subito al lavoro, cioè a ricercare per sapere di più e meglio sulla mia “pista”.

Oggi, invece, non mi sono mosso. Perchè la prima domanda che mi sono fatto è stata “e poi che ne faccio”? La seconda è stata: “a chi vendo il servizio?“. La terza non è stata solo una domanda, ma anche un banale calcolo aritmetico: “realizzare il progetto mi costerà 100, ben che vada ne ricaverò 60, quindi dovrei lavorare in perdita a che pro?“.

Così ho richiuso gli occhi e ci ho dormito sopra una buona mezz’ora.

Ma al risveglio le mie considerazioni sono rimaste le stesse, così l’idea è stata messa in archivio.

L’informazione è come la ricerca: se alle spalle non ha un sistema vivo, pubblico o privato, che la sostiene e la remunera, è destinata ad arenarsi. E con essa chi quel mestere, non facile nè improvvisabile, svolge.

Mi pare che nel grande dibattito sulla professione tutto questo manchi. Ci si concentra su supporti, tecnologie, norme, previdenze, economie e “modelli di business”  – tutta roba seria e che è una componente del problema, sia chiaro – ma di rado mi è successo di sentire un ragionamento globale sulla questione.

Ciò a poche settimane dalle elezioni per l’Odg.

Buon risveglio.