La ventesima edizione della classica agenda tecnico-vitivinicola ha la fisicità e il sapore un po’ desueto del diario da opificio campagnolo e da fattoria antedigitale. Tra proverbi e tabelle, dritte a appuntamenti tutti molto georgici.
Non sono un vignaiolo e non aspiro a diventarlo. Ma, da critico e soprattutto da accanito bevitore, guardo con ammirazione chi se la sa cavare, anche in via solo semiprofessionale, tra viti, tralci, tini, travasi, rimontaggi, fermentazioni, trattamenti ed enologie varie.
Riuscire a fare il proprio (meglio se bevibile) vino dev’essere una soddisfazione immensa.
Ci provai molti anni fa con esiti pessimi, nel tentativo di replicare le glorie vinsantesche familiari. E non escludo di riprovarci in futuro, quando sarò in età e in mood da pensione.
Non è solo per questo, tuttavia, che ogni anno sfoglio con piacere Vitenda, la simpatica “agenda del vitivinicoltore” edita ormai per la ventesima volta da Vit.En., casa editrice astigiana specializzata in questioni enoiche.
La sfoglio invece perchè è una pratica miniera di notizie, concepita senza troppa attenzione alla grafica e molto più simile a un almanacco che a un’agenda tradizionale (immaginate un calendario di Frate Indovino da tavolo anzichè da muro e tutto dedicato al vino), impaginata fittissima, piena di spigolature, note tecniche, suggerimenti, note biografiche di produttori, enologi e enotecnici famosi, appuntamenti e fiere, estratti da riviste di settore, curiosità, schede per la gestione del vigneto, segnalazioni di libri a tema, saggi monografici, tabelle e un sacco di altre cose, compreso un lungo inserto sulle infestanti e gli immancabili proverbi.
Il tutto redatto da specialisti del ramo e quindi certamente attendibile come fonte di informazioni.
E’ vero, è anche piena di pubblicità di aziende di prodotti per la vigna, la vinificazione e la consulenza (con tanto di – utile e trasparente – indice degli inserzionisti in fondo al volume), ma se questo serve a realizzare l’opera e a contenerne il costo (18 euro), ben venga.
Insomma è il classico strumento per chi lavora: robusta, senza fronzoli, da tenere sul tavolo di cantina o anche in macchina. La classica agenda, arrivo a dire (ed è un complimento), “da campagna“.
Chi ha vissuto certe atmosfere di fattoria un po’ agée e ha respirato l’aria degli opifici rurali pretecnologici sa a cosa mi riferisco.