Intervistato sulla fronda interna nata da Stampa Romana dopo la firma del contratto, il segretario Franco Siddi dichiara che certe proteste se le aspettava contro gli editori e non contro il sindacato. Insomma, per lui chi dissente è controparte. Mah…

Dunque, proviamo a fare ordine (minuscolo, senza allusioni all’OdG).
L’altroieri, 5 luglio, il contestatissimo segretario generale dell’Fnsi, Franco Siddi, messo in croce per aver firmato alla chetichella il nuovo contratto dei giornalisti e aver buttato a mare l’equo compenso grazie a un abile inciucio con la Fieg (sul punto ognuno ha le sue opinioni: questa è la mia), rilascia un’intervista (qui) al Redattore Sociale. Nella quale, come è ovvio, difende il proprio operato e dà la sua lettura delle scelte fatte.
Chi vuole saperne di più, se la legga: sono argomentazioni già note.
Su un punto, però, Siddi si lascia andare a un’affermazione sconcertante.
Uno dei noccioli duri dell’opposizione agli accordi con gli editori, gli fa notare l’intervistatrice Raffaella Cosentino, è costituito dall’Associazione Stampa Romana. Che sabato a Roma ha indetto un'”assemblea nazionale aperta” al grido “riprendiamoci il sindacato“.
Al che lui risponde, testualmente: “Il direttivo di Stampa Romana o il suo segretario contestano il segretario della Federazione e la giunta. È sorprendente che un’associazione si dissoci in quella maniera organizzando una protesta. Questa protesta vorrei vederla fare contro le aziende che sfruttano i colleghi, contro gli editori. È ben curioso che la controparte sia la Fnsi”.
Mi stropiccio gli occhi: ho letto bene?
Sì, ho letto bene.
Poi capisco: il segretario in difficoltà cerca di buttarla nel gioco delle tre carte dialettiche. Anzi, delle tre controparti.
Secondo lui, cerca di dire, l’ASR dovrebbe attaccare non il sindacato ma la Fieg. Della quale, però, non solo l’Fnsi (tra l’altro senza il mandato della categoria, visto che non ne rappresenta neppure il 50%) pretende di essere l’interlocutore unico, ma di cui fa in modo, gestendo le trattative nelle segrete stanze e senza consultazioni, di essere l’interlocutore esclusivo. In altre parole, Siddi ritiene che il dissenso interno al sindacato tramuti automaticamente i dissenzienti in controparti che sbagliano bersaglio. Invece dovrebbero accodarsi, diligenti, alle solite contrapposizioni federali di maniera. Cui non seguono, come i fatti recenti dimostrano, battaglie reali, ma solo stucchevoli minuetti di potere e di scambio.
Sia chiaro: dal suo punto di vista, Franco Siddi ha ragione. E’ coerente, anzi coerentissimo, con un certo stile di condurre le trattative e con una certa visione del mondo professional-sindacale. Peccato sia una visione distorta dall’incapacità di cogliere la realtà del mondo stesso, basata su ragionamenti e geometrie da anni ’70, fatte di ideologie decotte e di legittimazioni reciproche con gli editori, di rituali vieti, mantenuti artificialmente in vita solo per salvaguardare la centralità di un ruolo che non c’è più. Con i suoi apparati, servizi, poltrone divenuti nel frattempo inutili e costosi.
In quarant’anni il giornalismo italiano si è trasfigurato, ma il sindacato non se n’è accorto.
Al punto di scambiare per controparti le fronde interne e di ignorare che il 60% dei giornalisti opera al di fuori delle redazioni, che il 70% del pubblicato è prodotto dai medesimi e che, sì, anche al netto di quei 40mila senza posizione Inpgi, i cosiddetti autonomi costituiscono una parte preponderante della popolazione giornalistica che il sindacato sarebbe (rectius: sarebbe stato, perchè ora è tardi) tenuto a difendere. Difendere in senso tecnico, come peraltro inutilmente deliberato da tre congressi consecutivi, e non semplicemente simulandolo a parole.
Di questo passo, quando martedì 8/7 alle 10 Siddi si troverà sotto le finestre qualche decina (ma io spero centinaia) di freelance e di autonomi incazzati per l’annunciata manifestazione anti-Fsni, mica dirà che siamo tutti editori con le barbe finte?
Ad abundantiam, e tanto per chiarire, specifico quattro cose: primo, non sono socio Fnsi e quindi, secondo, nemmeno dell’Asr; di conseguenza, terzo, se il segretario dell’Asr, Butturini, miri a candidarsi al prossimo congresso, come Siddi lascia intendere, non solo è cosa che non mi interessa e non mi riguarda, ma anche se fosse ciò non toglierebbe efficacia a certi suoi argomenti anti-contratto; quarto, conosco Franco Siddi da molti anni e so che è un ottimo oratore, una persona determinata e intelligente. A volte però ha il difetto di credersi troppo più intelligente degli altri.
Come ad esempio in questa circostanza.