Il congresso del sindacato dei giornalisti si svolgerà dal 27 al 30 gennaio prossimi nell’atmosfera surreale del dopo contratto&referendum. Previste le solite liturgie, ma la novità dell’iniziativa #openfnsi potrebbe riservare sorprese.

Da un lato quel vecchio adagio di mia nonna, secondo il quale nella nostra lingua nessuna parola fa rima con fegato. Dall’altro, il problema dei giornalisti: cioè che di rado, anzi quasi mai, il loro sedicente sindacato di categoria fa rima con professione.
E nel mezzo il fatto che, per un gioco un po’ grottesco di rime e di destini incrociati, sarà proprio Chianciano, quella del “fegato sano“, il luogo in cui dal 27 al 30 gennaio si celebrerà il più delicato congresso Fnsi degli ultimi 50 anni.
Come dire che il congresso è il loro ma il fegato, e la bile, sono i nostri.
Di nuovo, sotto il sole, non c’è quasi nulla tranne un tasso di malumore di base apparentemente più alto del solito, frutto delle non ancora del tutto digerite manfrine dell’anno scorso: affossamento dell’equo compenso, contratto-beffa firmato alla chetichella e referendum-truffa (come vedete le rime si sprecano) i cui risultati hanno clamorosamente sconfessato chi lo aveva bandito.
Passata la buriana, però, le acque si sono richiuse e il sistema è tornato a essere se stesso, in stretta ortodossia: correnti, partiti, tonti e finti tonti, caccia alla delega e alla poltrona, dichiarazioni di guerra simulata, dissotterramento rituale di fucili a tappi di sughero e pistole ad acqua. Cura idropinica prescelta, quella chiancianese. E non, come sarebbe stato assai preferibile, una di effetti più purgativi.
Per dovere di cronaca mi sono letto un po’ di “documenti” (orribile termine politico-sindacalese che dà la misura della vacuità dello strumento) precongressuali: soliti proclami di un sistema ingessato che è il primo a non credere in se stesso. Evito di commentarli.
Le parole d’ordine della propaganda stavolta sono due: lavoro autonomo e precari, tipologie sempre più pericolosamente confuse e sempre più tristemente (temo con il loro almeno parziale consenso) strumentalizzate.
Per quanto mi riguarda, da molti anni orfano felice del cosiddetto sindacato unico, ho deciso di fare il mio mestiere di cronista e ho chiesto all’Fnsi l’accredito stampa.
Risposte finora pervenute dalla tremula tendina: zero. Ma io non demordo.
Un po’ populistica ma stimolante anche un’altra iniziativa, a cui ho prontamente aderito, lanciata per l’occasione dal Lsdi (qui): #openfnsi. Cioè (trascrivo testualmente dal portale) “…Fare alla lettera i giornalisti raccontando l’evento di Chianciano focalizzandoci nel fornire un’informazione la migliore possibile su quanto avverrà al congresso del sindacato dei giornalisti, creando un social media team virtuale che utilizzi uno stesso hashtag condiviso, #openfnsi, che permetta di tracciare e condividere in maniera i contenuti e le informazioni sull’evento“.
Accetterà tutto ciò il democraticissimo sindacato? Sarà tollerata quest’operazione-trasparenza?
Speriamo.
A rileggerci da terme town.