Qualcuno sicuramente penserà che questo post sia la conseguenza di certi recenti fatti calcistici, ma si sbaglia, perchè in realtà era scritto da quasi una settimana e prendeva spunti da fatti che col calcio, e con lo sport in generale, non c’entrano nulla.
Il mondo del tifo, qualunque tifo e non solo quello sportivo, èinfatti strano.
Si alimenta di un amore cieco e incondizionato. E fin qui va bene, sennò non sarebbe tifo.
Il tifo ha un suo mondo, una sua etica, un suo alone in qualche modo eroico che, anche se non sempre lo condivido, mi affascina.
Io stesso del resto sono un tifoso, sebbene anomalo e solitario.
Il problema è quando il tifoso non si spoglia mai dei suoi abiti da tifoso, a prescindere da circostanze, contesti, tempi, occasioni. E’ monocorde e unidimensionale: tifoso a casa, allo stadio, alla tv, al bar ma pure in tribunale, in ufficio, per strada, in chiesa, a un funerale, sul lavoro, a teatro, a scuola, dal medico.
Non è insomma un uomo-tifoso, ma un tifoso-uomo. La sua mente ragiona prima da tifoso che da essere umano.
Naturalmente si parla di una fascia estrema della categoria, ma molto numerosa.
Di coloro i quali, cioè, si sentono feriti e colpiti personalmente nel loro credo assoluto, sempre e comunque, anche se si fanno discorsi generali che non li riguardano per niente salvo per il fatto, remotissimo, di lambire in qualche modo l’oggetto della loro fede o passione.
Di questo folto gruppo, gli sportivi sono i più facilmente riconoscibili, prevedibili e in qualche modo i più genuini. Vivono per la squadra e per i suoi colori e il proprio idolo. Se li conosci, li previeni.
Facili da individuare e prevenire sono anche i tifosi della politica, i fanatici a senso unico, incapaci di andare oltre la logica del militante duro e puro, i classici tipi col paraocchi insomma, sebbene la politica sia un settore che una certa minima capacità di discernere e ragionare la dovrebbe presumere.
Più difficili da individuare e prevenire sono gli altri.
Gli avvocati tifosi dell’avvocatura, quelli che se dici che un avvocato è un cretino loro, per proprietà transitiva, si sentono offesi e ti attaccano personalmente. I collezionisti di farfalle più monomaniaci, pronti a indignarsi se solo sentono un refolo di critica verso chiunque condivida il loro hobby. Quelli fissati per una certa località di vacanza o di un certo modo di fare le vacanze. Conosco camperisti che se ti azzardi a criticare qualcosa fatta da altri camperisti insorgono come se gli avessi offeso la mamma e non la finiscono più di questionare. Ieri ho litigato con un tale che, siccome criticavo il turismo di massa, si è risentito in quanto “turista”, anche lui. Eh, già: se non sei categoria, ne autoproclami una e te ne autoproclami membro. Roba da chiodi. Ci sono poi i pasionari di bibite, marche d’auto, compagnie aeree, griffe. Suscettibilissimi e combattivissimi, fino allo sfinimento.
Lo ammetto: abituato per professione e per carattere a prendere le distanze dalle ottiche manichee e a farmi domande su tutto, anziché a dare per scontate le risposte, faccio fatica a capirli.
Giornalisticamente parlando, è vero, questa gente è sempre una fonte indiretta ma preziosa di osservazioni e di spunti d’indagine. Solo che, a parte guardarli e annotare, con loro non puoi fare altro. Discuterci è impossibile, parlarci pure.