Come un’epidemia, ieri si è sparso l’allarme sull’incombenza del decreto che, entro il 13 agosto, obbligherebbe gli iscritti all’OdG a munirsi di una polizza assicurativa per il danno professionale contro terzi. Gli effetti sono tragicomici: tutti che annaspano alla cieca senza sapere di che parlano. Per il sollucchero, forse, di certi occulti registi.
Dopo un fitto ping pong su FB e il conseguente effluvio di commenti in libertà (poveri noi), mi chiama allarmata una collega. Tema: l’incombente (?) obbligo assicurativo per i giornalisti. Tanto incombente e tanto obbligatorio che c’è già chi fa i conti e conclude disperato che non ce la farà mai a pagare i 300 o 400 euro chiesti dalle solerti compagnie per darti l’agognata copertura.
Polizze? Premi? “Ma di che parla questa?”, mi chiedo.
C’è un decreto pasticciato e generalista, che deve ancora entrare in vigore (il fatale 13 agosto), nel quale nessuno capisce nulla, del quale nessuno sa ancora nulla, che è in aperto contrasto – nel caso dei giornalisti, almeno – con la ratio stessa che lo ha generato e che con ogni probabilità darà vita a un’alluvione di ricorsi ed eccezioni, già candidato alla classica proroga all’italiana (meglio del resto una patetica propoga di una solenne sciocchezza) e viene fuori che già ci sarebbero polizze bell’e pronte, con premi già stabiliti, clausole già definite, codicilli già predisposti, tutto in attesa di sottoscrizione? Ma quando mai, se neppure si sa di preciso in cosa consiste, per noi dell’informazione, questo fantomatico obbligo?
Lì per lì ho pensato di sognare e mi sono ripromesso di informarmi meglio.
Pare però che, al nord, la “raccomandazione” ad assicurarsi al più presto (salvo scoprire come, contro cosa e perchè) circoli da un mesetto, con tanto di pacchetti assicurativi preconfezionati e quotati. Tutti uguali naturalmente, unisex, one-size-fits-all (cambiano solo i costi in base ai massimali prescelti), come se nel nostro mestiere i ruoli fossero tutti uguali, tutte le posizioni fossero uguali, tutti i settori fossero uguali e quindi potesse esistere un’assicurazione che ti mette al riparo da tutto: tanto dai danni per aver procurato un crollo in borsa a catena quanto da quelli per aver consigliato un rossetto sbagliato che ha rovinato il look della sciura alla prima della Scala.
Ok, aspettiamo di leggere prima di giudicare, ma vedo già il classico fiorire di franchigie e clausole escludenti.
Comunque, ragazzi, non so che pensare.
Forse siamo una categoria di tonti così tonti che ci meritiamo questo trattamento. Forse siamo disgraziati come tutti gli altri italiani e abbiamo governanti abituati a governare un tanto al chilo, con una pericolosa inclinazione a scambiare i fischi per i fiaschi (ovviamente dopo averli svuotati).
Oppure – e questa è la mia ipotesi preferita – dietro all’apparente e dilagante ciarlatanismo che anche in questa circostanza soavemente ci avvolge c’è un fine disegno politico, un’abile strategia propagandistica, un piano insomma, nonchè un accurato calcolo economico. E questa tragicommedia dell’assicurazione obbligatoria altro non è che il terreno dell’ennesima battaglia combattuta sulla nostra pelle fra poteri giornalistici, dove i diversi schieramenti tentano di cavalcare la tigre per accaparrarsi adepti, precostituirsi fondi, raccogliere truppe, garantirsi vantaggi competitivi.
No, perchè mi darete atto che è quantomeno strano (eufemismo) che, mentre, pur con le note difficoltà di efficienza e tempismo, l’Ordine tenta di capire da un lato che possibilità ci siano di inglobare questo benedetto obbligo assicurativo, ed i relativi oneri, nell’appartenenza stessa all’Albo (in pratica sarebbe l’OdG a contrattare collettivamente una o più polizze per i suoi iscritti, consentendo in tal modo forti, anzi enormi abbattimenti tariffari e includendo il premio nella quota annuale: ma sia chiaro, è solo un’ipotesi, anche se non capisco perchè qualcuno dice che il decreto non la consentirebbe), dall’altro certe assostampa regionali giocano d’anticipo e, senza alcuna logica e infischiandosene di ogni opportuno coordinamento tra loro e con l’Ordine, si precipitano ad invitare gli associati ad adempiere, fornendogli da subito perfino le dritte sulle compagnie cui rivolgersi e indicandone guarda caso di già convenzionate, con polizze pronte alla bisogna e in grado di scodellare “preventivi” in men che non si dica.
Il tutto mentre, lo ripeto, vige la più totale incertezza, tenuta del governo inclusa, contenuto del decreto incluso, entrata in vigore inclusa, definizione degli obblighi inclusi.
Sia chiaro: le assostampa fanno bene a preoccuparsi della cosa, ma visto che il problema è nazionale e che riguarda anche i giornalisti non loro soci, forse mettersi d’accordo e cercare anche di capire meglio cosa succederà non sarebbe una cosa sbagliata.
Insomma, a mio parere ce n’è abbastanza per incazzarsi.
Dunque, stay tuned: non appena mi arriveranno notizie più precise ve ne riferirò.
Sebbene non sia neppure assicurato.
PS: al momento di pubblicare questo post le precisazioni mi sono arrivate, ma il tema è tanto complesso, la materia intricata e le indagini ulteriori da fare così ampie che sarà meglio dedicarci un articolo ad hoc nei prossimi giorni.